L'analisi genetica dei microbi trovati nello stomaco dell'uomo di Similaun gettano nuova luce sulla geografia dell'umanità primitiva.
Un batterio patogeno nello stomaco di Ötzi. L'Helicobacter pylori, oggi celebre abitante di una persona su due, responsabile di gioie e dolori del nostro apparato digerente, era già felicemente insediato nello stomaco dell’uomo del Similaun, vissuto più di 5.000 anni fa. Ingrandisci
Ötzi, l’uomo vissuto cinquemila anni fa sulle Alpi e ritrovato tra i ghiacchi, non smette di riservare sorprese per la scienza. L’ultima ricerca effettuata sul suo corpo mummificato ha permesso di isolare e ricostruire il genoma del batterio dell’ulcera che albergava nel suo stomaco, e di fornire un nuovo scenario sui movimenti migratori degli uomini del tempo.
RITRATTO DI ÖTZI. Il corpo mummificato di Ötzi fu trovato nel 1991 da due escursionisti sulle Alpi Venoste, a 3200 metri di quota, a poca distanza dal confine con l’Austria.
Lo studio sul suo cadavere, oggi conservato nel museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, ha permesso di ricostruire in straordinario dettaglio tanti aspetti della sua vita, e di quella degli uomini del tempo.
Conosciamo gli abiti e gli accessori con cui era vestito (perizoma, gambali e sopraveste di pelle di capra, berretto di pelliccia d'orso, scarpe con tomaia di pelle di cervo e suola di pelle d'orso).
L’analisi del contenuto del suo stomaco ha rivelato di che cosa erano fatti i suoi ultimi pasti: carne di cervo e di stambecco, pane o qualcosa di simile a base di cereali, vegetali).
Una ricerca recente ha individuato le decine di tatuaggi, che non si sa se fossero a scopo "medico" (una sorta di agupuntura) o decorativo, da cui era ricoperta la sua pelle.
Sappiamo anche che visse 5.300 anni fa, nell’età del Bronzo, sempre nella zona di Bolzano e che morì tra i 40 e 50 anni di morte violenta, colpito da una freccia.
HELICOBACTER E NOI. Il nuovo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di ricercatori, guidati da Frank Maixner, dell’Istituto per le mummie e l'Iceman, il centro di Bolzano che coordina la ricerca su Ötzi.
Dall’analisi di campioni prelevati dallo stomaco e dall’intestino della mummia, gli scienziati sono riusciti a ricostruire il genoma dell’Helicobacter pylori da cui era infetto Ötzi. Questo batterio molto diffuso (è presente nello stomaco di circa metà della popolazione) è associato solo alla specie umana: si è in pratica evoluto con noi, e proprio per questo viene utilizzato da tempo per studiare la storia di come gli esseri umani si sono dispersi nel mondo.
Solo nel dieci per cento circa delle persone infettate, l’Helicobacter provoca sintomi come gastrite o ulcera. Da quello che i ricercatori possono dire sulla base dei segni di risposta immunitaria individuati, probabilmente Ötzi ne era affetto. Ma non è solo questo dettaglio sulla vita del nostro antenato che l’analisi genetica del microbo ha rivelato.
CONTATTI. Dalla ricostruzione del genoma di H. pylori (un lavoro molto complesso consistito innanzitutto nell'isolare il Dna antico e accertarsi che non fosse contaminato da altro materiale genetico), gli scienziati si sono accorti che il ceppo di Ötzi è di origine asiatica, simile a quello oggi presente nello stomaco delle popolazioni di India e Asia sud-orientale.
Il batterio presente negli Europei moderni è invece un ibrido, un mix tra il ceppo asiatico e quello africano. Gli scienziati hanno finora ipotizzato che questa contaminazione, l'incontro tra i due diversi tipi di batterio, sia avvenuta molto presto, da 10mila a 50mila anni fa, con scambi e contatti stretti tra popolazioni dovuti alle migrazioni.
Il fatto di aver trovato l’H. pylori di origine solo asiatica in Ötzi fa invece ipotizzare che questo scambio sia avvenuto dopo il tempo in cui lui è vissuto, cioè meno di 5mila anni fa. In altre parole, l’ondata di migrazioni che ha dato origine all’incontro del ceppo africano con quello asiatico sarebbe molto più recente.
ONDATE MIGRATORIE. Si suppone che una prima ondata di migrazioni dall’Africa degli uomini moderni sia avvenuta intorno a 60-70 mila anni fa. L’ipotesi dei ricercatori, nel lavoro pubblicato su Science, è che nell’età del bronzo, dopo che Ötzi è vissuto, alcune popolazioni del nord-Africa siano di nuovo migrate dalle loro terre nella mezzaluna fertile, e da lì giunte in Europa, portando con sé il famigerato batterio.
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