In base ai dati dei satelliti Nasa, le peggiori ricadute di El Niño arriveranno in questi primi mesi dell'anno.
Un confronto dell'aumento di livello del mare tra gli eventi di El Niño attuale (a sinistra) e del 1997: il livello è rappresentato dalla zona bianca lungo l'equatore. Nel 1997 le acque si sono alzate di più, ma l'estensione del fenomeno è più ampia oggi rispetto ad allora e questo lascia supporre che l'attuale evento non abbia ancora raggiunto il culmine.
El Niño, la particolare corrente marina dell’Oceano Pacifico, non dà segni di declino, anzi sembra aumentare di intensità. Una conclusione a cui si giunge con l'analisi delle immagini satellitari dell'U.S./European Ocean Surface Topography Mission (OSTM)/Jason-2.
Le ultime immagini ottenute dal satellite mostrano infatti una impressionante somiglianza con la situazione di El Niño del 1997 che, a tutt'oggi, è l’evento più intenso mai registrato. Quello che colpisce è l’insolita altezza della superficie del mare lungo la fascia dell’equatore dell’Oceano Pacifico centrale e orientale. Una maggiore elevazione del livello marino indica un riscaldamento in atto.
INCENDI E PIOGGE. El Niño ha fatto sì che lo spesso strato di acque calde che circondano l’Australia e l’Indonesia si sia drammaticamente assottigliato, mentre nel Pacifico Orientale le acque di superficie, che sono normalmente fredde, presentano uno strato di acqua tiepida. E questo ha causato siccità nelle aree indonesiane, con fortissimi incendi e piogge violente sulle Americhe orientali.
L’intensità del fenomeno ha avuto ripercussioni anche in altre aree del pianeta: in India le piogge monsoniche hanno ritardato il loro arrivo, molte barriere coralline si sono sbiancate a causa della variazione del livello del mare, in Sudafrica si è avuta una pesante siccità e sul Pacifico orientale tropicale si è avuta una stagione di uragani record. Sul piano dell'economia, tra le conseguenze vi è anche un aumento consistente del prezzo di riso, grano, caffè e altre culture duramente colpite da fenomeni climatici anomali.
IN ATTESA DEL PEGGIO? L'evento non è terminato, anzi, le previsioni del Noaa dicono che sugli Stati Uniti le ricadute arriveranno proprio nei primi mesi di quest’anno. Si avranno mesi di relativo fresco e condizioni di piovosità in tutto il sud degli Stati Uniti, mentre nel nord si avranno condizioni di relativo caldo e secco. Nel Paese si spera che non si verifichi quel che accadde nel 1998 quando la “grande tempesta di ghiaccio” nel gennaio di quell’anno paralizzò il nord del New England e il sud-est del Canada.
Spiega Josh Willis, responsabile delle missioni Jason (Nasa/Jpl): «El Niño ha fatto capolino nel 2014, ma solo nei primi mesi del 2015 le condizioni climatiche sono profondamente cambiate e l'evento ha iniziato a espandersi nel Pacifico centrale e orientale. I dati mostrano che durante l'evento del 1997 il livello del mare è cresciuto più di quanto accade oggi, ma l’area del Pacifico attualmente coinvolta è maggiore rispetto al 1997 ed è perciò possibile che gli effetti più intensi di El Niño non si siano ancora fatti sentire».
Gli eventi di El Niño del 1982-83 e del 1997-98 portarono sulla California, ad esempio, il doppio della quantità d’acqua che generalmente cade su quello Stato e ciò causò frane, inondazioni, forti venti e temporali con fulmini di inusitata intensità. Commenta il climatologo Bill Patzert (Jpl): «Va anche ricordato che, generalmente, a un evento intenso di El Niño segue la Niña, che porta a un’inversione della situazione oceanica e climatica, e questo provoca altre drammatiche condizioni meteorologiche».
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