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Visualizzazione dei post da agosto, 2016

Perché il gelato può provocare mal di testa?

Le origini scientifiche del fastidioso dolore associato al dolce estivo per eccellenza. La termografia di una persona intenta a mangiare un gelato. Le aree blu e nere sono le più fredde; quelle rosa, rosse, arancioni, le più calde. I gelati, ma anche i ghiaccioli e le bibite fredde, se consumati con voracità possono provocare forti mal di testa che, fortunatamente, durano solo pochi istanti. Il fenomeno dal nome scientifico di  ganglioneuralgia sfenopalatina , è dovuto alla rapida costrizione dei vasi sanguigni del palato, quando questi entrano in contatto molto rapidamente con una sostanza fredda. Al ripristino della normale temperatura del cavo orale, gli stessi vasi si dilatano di nuovo, per una reazione di compensazione. EQUIVOCO.  I nocicettori (recettori del dolore) presenti sul palato rilevano questa vasodilatazione e inviano un segnale al  nervo trigemino , un nervo che di norma veicola stimoli percepiti sul volto. A questo punto il cervello interpreta la sens

E-Cig: attenzione ai dispositivi

Identificate nel vapore delle sigarette elettroniche due altre sostanze dannose, la cui densità dipende dal tipo di dispositivo più che dai liquidi. Il problema delle sigarette elettroniche è nella combinazione tra dispositivo e liquido. Uno studio condotto dai ricercatori del  Lawrence Berkeley National Laboratory  mette per l’ennesima volta in discussione la sicurezza dei dispositivi di e-cig. La ricerca si è concentrata in particolare sul rapporto tra  tipologia del dispositivo  e sostanze emesse. SI MANGIA MA NON SI FUMA.  Secondo  lo studio (online sul sito Berkeley Lab ) la maggior parte delle sostanze tossiche identificate nei vaporizzatori proviene dalla decomposizione termica del  glicole etilenico  e della  glicerina , due solventi comunemente impiegati nell’industria alimentare e presenti in quasi tutti i liquidi utilizzati nelle sigarette elettroniche. Queste sostanze, perfettamente sicure in forma liquida,  quando vengono riscaldate dalle resistenze delle e-ci

Gli scarabocchi di Leonardo da Vinci

In alcuni manoscritti di Leonardo da Vinci, finora sottovalutati, sono emersi i suoi studi sull'attrito: le sue deduzioni sono ancora oggi valide. Quelli che sono stati a lungo considerati "scarabocchi", sono in reltà disegni di esperimenti sull'attrito Nonostante il gran numero di studi eseguiti sui lavori di  Leonardo da Vinci , alcuni di essi, ritenuti di “secondaria importanza”, sono ancora in grado di riservare delle sorprese. Ian Hutchings, ricercatore all’università di Cambridge, ha  dimostrato che una pagina che fino ad oggi si riteneva contenere poco più che una serie di scarabocchi, in realtà celava le prime riflessioni sulle leggi che governano l’ attrito , elaborate dal grande scienziato del Rinascimento. Tra i Codici di Leonardo, in pagine ritenute di secondaria importanza sono emerse ricerche sull'attrito. Era noto che Leonardo si fosse avvicinato anche a questa campo di studi, ma se ne sapeva ben poco, in particolare su quand

Una nuova misteriosa specie di Homo

Nel genoma degli abitanti di un arcipelago del Sud-Est asiatico sono stati scoperti frammenti di Dna di una specie di uomo ancora sconosciuta. L’albero degli  Hominini  è molto fitto di ramificazioni. Nel genere Homo, l’ultimo arrivo è  H. naledi . Tra gli australopitechi c’è Lucy ( A. afarensis ); per alcuni studiosi uno di loro ha portato a Homo, per altri sono un ramo laterale con antenati comuni. I  Paranthropus , noti anche come australopitecine robuste , erano bipedi, con denti e mandibole robuste. Il genere  Pan  (scimpanzé) si sarebbe separato dalla linea che ha portato a  Homo  attorno a 6,3-5,4 milioni di anni fa, secondo una stima genetica. Gli  Ardipithecus  sono infine le forme più ancestrali, bipedi sul terreno e con piccolo cranio (300-350 cm3);  Sahelanthropus  potrebbe essere un antenato di uomini e scimpanzé, secondo alcuni. Il già ricco insieme delle specie appartenenti al genere  Homo  si sta facendo sempre più complesso e intricato. Numerose scoperte hann