Sfruttare l'umidità atmosferica per ricavare acqua sul Pianeta Rosso: il procedimento sarà testato, su piccola scala, già nel 2018 con la missione ExoMars.
Un rendering del rover di ExoMars.
Sfruttare un naturale - e poco visibile - ciclo dell'acqua marziano per ricavare i mezzi di sopravvivenza necessari ai futuri astronauti: l'idea di alcuni scienziati svedesi sarà messa in pratica tra un paio d'anni, con la missione europea ExoMars.
TEMPORANEE. Qualche mese fa, analizzando i dati raccolti da Curiosity, Javier Martin-Torres della Luleå University of Technology di Kiruna (Svezia) aveva ipotizzato che negli strati superficiali di suolo marziano si formassero, durante la notte, piccole piscine d'acqua che evaporano al sorgere del Sole.
APPROVATO. Il processo è legato alla capacità di alcuni sali di assorbire umidità dall'ambiente circostante, passando poi in soluzione (una proprietà chiamata deliquescenza). Per riprodurre il fenomeno, Torres ha messo a punto uno strumento, chiamato HABIT, il cui utilizzo durante la missione ExoMars ha appena ricevuto il via libera dell'ESA.
PROVE GENERALI. HABIT sfrutterà piccoli container pieni di sali per raccogliere 5 ml d'acqua al giorno dall'atmosfera marziana, fino a una capacità massima di 25 ml. Se dovesse funzionare, il meccanismo potrebbe essere riprodotto su larga scala per ricavare acqua potabile, o per le future serre allestite sul Pianeta Rosso. Lo stesso strumento funzionerà anche da stazione meteorologica e studierà umidità, temperatura dell'aria e pulviscolo atmosferico.
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