Per propiziarsi le divinità che, un tempo, si credeva abitassero nell’acqua.
Ogni giorno nella Fontana di Trevi, a Roma, vengono gettati circa 1.500 euro in monete.
Gettare monete nelle fontane o nei pozzi per propiziarsi la fortuna è un gesto con origini antiche ed è probabilmente da attribuire alla credenza che l’acqua fosse abitata da divinità.
In particolare, le popolazioni celtiche e germaniche erano solite sistemare statue di legno vicino ai pozzi e gli stessi Germani gettavano le armi dei nemici sconfitti in corsi o specchi d’acqua come offerta alle divinità che pensavano vi dimorassero.
Fra i più celebri dèi collegati all’acqua vi era Mimir, famoso nella mitologia nordica per la sua saggezza e custode di una fonte magica.
IGIENE. Fare un’offerta alle divinità era quindi un modo per garantirsi la fortuna e la realizzazione del desiderio espresso, ma aveva anche funzioni igieniche. Le monete erano infatti composte perlopiù da rame o argento, che a contatto con l’acqua producevano una reazione chimica che ne impediva l’inacidimento.
Oggi questa usanza è spesso un business, che nelle fontane più famose del mondo aumenta di molto nei periodi di maggiore affluenza turistica. Il denaro raccolto, di solito, è comunque destinato ad opere di carità.
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