Passa ai contenuti principali

Nuovi enigmi dalle sabbie di Marte

C'è troppa silice per il tipo di rocce di Marte, e c'è un minerale la cui presenza è per adesso impossibile da spiegare.

pia20174_ip
Fotografia scattata in prossimità di Maria Pass. È qui che si sono trovate rocce composte da argillite e da arenarie, entrambe ricche di silice, la cui presenza non è semplice da spiegare (vedi l'immagine ingrandita).
Alcune scoperte sui dati di Curiosity stanno suscitando grande interesse, sorpresa e curiosità alla Nasa.

La prima riguarda la presenza di silice nei terreni che la sonda sta analizzando in questi ultimi mesi: una grande quantità di silice. Recentemente il rover della Nasa ha scoperto in alcuni affioramenti di rocce e suoli una quantità di tale minerale decisamente superiore rispetto a tutti i siti che ha indagato da 40 mesi a questa parte, ossia da quanto è sceso sul Pianeta Rosso.

Rocce stratificate vicino a Maria Pass. Il diverso colore potrebbe essere un indizio della presenza di acqua con differenti componenti. | NASA
Sulla Terra la silice è molto abbondante nelle rocce perché forma, insieme all’ossigeno, un minerale piuttosto comune, il quarzo, oltre a tanti altri minerali.

Su Marte, però, non dovrebbero esserci le condizioni che portano alla formazione di minerali ricchi di silice come sulla Terra. I suoi magmi, infatti, somigliano a quelli delle Hawaii - che ne contengono poca. Tra l’altro, la silice scoperta su Marte si trova in rocce sedimentarie, che si sono formate dalla deposizione di materiale all’interno di un lago. E quel materiale non può che essere stato preso da rocce vulcaniche (con poca silice) presenti al di fuori del lago stesso.

Al centro dell'immagine: Maria Pass, uno dei luoghi dove sono state trovate rocce ricche in silice. | NASA

DA QUI L’ENIGMA. Spiega Albert Yen, membro del gruppo di lavoro di Curiosity al Jet Propulsion Laboratory (Nasa): «La presenza su Marte di silice in concentrazioni elevate può essere spiegata in due modi. Può essere dovuto a un processo che ha portato via gli elementi da una roccia lasciando - dunque, concentrando - la silice: questo processo richiederebbe acqua acida. In alternativa, la silice può essere stata trasportata fin lì da un altro luogo: in questo caso sarebbe necessaria la presenza di acqua alcalina o neutra. Entrambi i processi comunque richiedono acqua, molta acqua. Se riuscissimo a capire cosa è successo su Marte impareremmo molte cose che oggi non conosciamo di quegli antichi ambienti ricchi d’acqua».

Dall'alto in basso: il percorso di Curiosity degli ultimi mesi. | NASA

LA COMPLICAZIONE DELLA TRIDIMITE. Come se non bastasse, perforando una roccia (denominata Buckskin) Curiosity ha scoperto un minerale, la tridimite. E anche questo è un enigma, perché la tridimite (un minerale che assomiglia al quarzo per composizione, ma è diverso per struttura molecolare) si forma in rocce vulcaniche tra gli 870 e i 1470 °C, in un processo molto lento.

A sinistra il foro nella roccia Buckskin, a destra la "traccia" di tridimite. | NASA
Sulla Terra questo minerale è raro, perché è instabile (si trasforma in un altro minerale): su Marte non era mai stato rilevato. Oltretutto per la sua formazione è necessaria molta silice in circolazione, mentre le rocce vulcaniche di Marte ne hanno poca e, tra l’altro, è stato scoperto in rocce sedimentarie e non vulcaniche. Dove si trova ora Curiosity, infatti, è il letto di un antico lago.

Cosa significhi tutto questo è ancora da chiarire, ma c’è un’ipotesi. È possibile che il magma di Marte abbia subito un’evoluzione nel tempo, proprio come alcuni magmi terrestri, e durante tale evoluzione si è arricchito di silice. Questa ipotesi, però, implicherebbe fenomeni geologici che non sembrano esserci sul pianeta. Più dubbi che certezze, dunque.

Minerali di tridimite presenti in una roccia terrestre vulcanica ricca di silice. | WIKIMEDIA COMMONS

Intanto, in laboratorio, alcuni geologi tentano adesso di produrre tridimite senza le alte temperature che finora si pensava fossero necessarie per la sua formazione. Se si trovasse la strada, si potrebbe rispondere a molte domande: in alternativa bisognerà moltiplicare gli studi di quell'area del Pianeta Rosso. 


VEDI ANCHE


Commenti

Post popolari in questo blog

Dengue, aumentano i casi in Italia: da dove arriva e perché sta crescendo il virus delle zanzare

Sono 500 i casi di Dengue confermati nel nostro Paese da gennaio 2024. Il maxi focolaio di Fano con oltre 100 contagi fa temere un'ulteriore diffusione.     Sangue in provetta L'aumento vertiginoso dei casi di  Dengue  – infezione trasmessa dalle zanzare del genere  Aedes , come la zanzara tigre – fa salire l'attenzione su una malattia che l'Oms aveva già inserito tra le  10 minacce per la salute globale  ancor prima dell'ondata epidemica attuale. I timori si alimentano anche in Italia, con il recente focolaio scoppiato a Fano, nelle Marche, che finora registras 102 casi accertati e altri dieci probabili.   Già il 2023 era stato un anno record, con oltre  6 milioni di contagi  e casi autoctoni registrati anche in zone, come l'Europa e l'Italia, in cui la malattia non è normalmente presente (ma è a volte diagnosticata nei viaggiatori provenienti da aree a rischio). Tuttavia, le cifre relative ai primi mesi del 2024 sono state capaci di sb...

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ri...

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano ...