È stato ritrovato in Cina in una tomba vecchia di 2mila anni: ci sono un dado con quattordici facce, un tabellone decorato e diverse pedine, ma le regole rimangono un mistero.
Il dado a 14 facce, su cui sono incisi numeri da 1 a 6.
In una tomba ultramillenaria nei pressi di Qingzhou, in Cina, sono stati rinvenuti i pezzi di un misterioso gioco da tavolo, caduto in disuso da circa 1.500 anni. I cimeli sono stati descritti per la prima volta nel 2014, ma la scoperta ha trovato risalto di recente, dopo che il relativo paper è stato tradotto in inglese e pubblicato sulla rivista Chinese Cultural Relics.
IL LUOGO DEL RITROVAMENTO. La tomba fu costruita 2.300 anni fa nell'allora Stato di Qi, poco prima che Qin Shi Huang unificasse la Cina autoproclamandosi Imperatore. Accessibile mediante due rampe di scale che dalla superficie scendono in profondità, la camera sepolcraleservì forse per ospitare le salme di alcuni aristocratici locali, che vennero sotterrati insieme a oggetti personali di uso quotidiano. Nei secoli, le fosse hanno subito diversi saccheggi, comprovati dalla presenza dei resti di uno sfortunato tombarolo.
SVAGO PERDUTO. Tra i reperti sfuggiti alle razzie, gli archeologi hanno recuperato i tasselli di un antico gioco, che secondo le ricostruzioni si chiamava Bo o Liubo. Nel report vengono descritti un dado a 14 facce ricavato dal dente di un animale, 21 pezzi rettangolari dipinti e un piastrella rotta che doveva fungere da plancia per le pedine.
Delle 14 facce del dado, due risultano vuote, mentre le restanti 12 raffigurano un numero da 1 a 6, inciso mediante un antico stile calligrafico cinese, noto come Zhuanshu (in inglese seal script). La ricomposizione della superficie di gioco ha invece evidenziato una decorazione in cui si distinguono un paio di occhi e delle nuvole tuonanti.
SOTTO A CHI TOCCA. I ricercatori ipotizzano che di questo gioco da tavolo si fosse persa traccia da più di mille anni, anche se non è da escludere l'esistenza di qualche intrattenimento simile o derivato dall'originale. Nonostante sia impossibile capire quali fossero le regole, gli studi rivelano l'esistenza di una poesia scritta 2200 anni fa, in cui si parla di pedine che avanzano, punti che raddoppiano, e contendenti che urlano «Cinque bianco!», dando un'idea (a dire il vero molto vaga) di come si svolgesse una partita.
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