Nel calcio significa "combinare, alterare il risultato di una partita". Da oggi molti pensano che lo stesso valga nel motociclismo. Ma l'espressione deriva dal mondo dei... cavalli.
Anche se non siete appassionati di motociclismo, ormai l'avrete capito: Valentino Rossi ha compiuto un'impresa eccezionale: da ultimo in griglia di partenza è arrivato quarto. Ma questo non è bastato al pilota italiano per vincere il Mondiale di Motogp perché - secondo molti - Marc Marquez e Dani Pedrosa non hanno mai cercato di impensierire Jorge Lorenzo, servendo a Valentino Rossi un bel biscotto (spagnolo).
Chiariamo subito: non è nostra intenzione accusare nessuno e neppure giudicare il comportamento sportivo dei piloti. Ci interessa invece capire perché, in questi casi, si dice proprio "fare il biscotto"?
IN PRINCIPIO FURONO I CAVALLI. Verosimilmente l'espressione deriva dal mondo dell'ippica, in particolare dagli ambienti delle scommesse clandestine. Il "biscotto" in questione (ultimamente si usa anche la parola "torta") sarebbe una galletta, impastata con sostanze proibite (stimolanti o sedative, a seconda dello scopo), che viene dato da mangiare a uno o più cavalli prima della gara, per alterare il risultato della competizione (e gli esiti delle scommesse).
IN PRINCIPIO FURONO I CAVALLI. Verosimilmente l'espressione deriva dal mondo dell'ippica, in particolare dagli ambienti delle scommesse clandestine. Il "biscotto" in questione (ultimamente si usa anche la parola "torta") sarebbe una galletta, impastata con sostanze proibite (stimolanti o sedative, a seconda dello scopo), che viene dato da mangiare a uno o più cavalli prima della gara, per alterare il risultato della competizione (e gli esiti delle scommesse).
In quegli ambienti "preparare un biscotto" è diventato così sinonimo di combine, di "truccare a proprio vantaggio" l'esito di una gara. E con modalità diverse, ma finalità analoghe, è stato adottato nel mondo del calcio. E di altri sport.
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