Passa ai contenuti principali

Gli animali hanno il senso dell'umorismo?

Che differenza c'è tra le "risate" di delfini, primati e ratti e quelle umane? ​Viaggio all'origine di un dono complesso: quello dell'ironia.

focauh
Grasse risate (forse).
Sappiamo che i delfini vantano sorprendenti doti linguistiche, che sanno fare gruppo o chiedere aiuto all'uomo se uno di loro è in difficoltà, e che nei momenti spensierati giocano a palla con le meduse: ma è possibile che questi cetacei... ridano?

È la domanda posta da un articolo del Guardian che esamina un filmato virale su YouTube: nel video (che vedete qui sotto) una ragazzina si esibisce in una serie di ruote e verticali davanti a una vasca dei delfini, e uno degli animali sembra sghignazzare divertito da queste acrobazie.


LEGATO AL LINGUAGGIO. Possibile che i cetacei capiscano ironia e senso dell'umorismo? «Il senso dell'umorismo, così come lo conosciamo, deriva dall'abilità di mettere assieme cose molto strane, e spesso illogiche, creando connessioni che scatenano emozioni positive» spiega Jaak Panksepp, psicologo e neuroscienziato statunitensi che studia i meccanismi neurali legati alle emozioni.

Nell'uomo, ironia e abilità nel far ridere passano attraverso il linguaggio; ma ci sono anche altre funzioni cognitive superiori che entrano in gioco: per esempio, la capacità di riconoscere la propria immagine o di sapersi porre nel giusto contesto di una situazione.
MA QUELLO SONO IO! Meccanismi, questi, che i delfini non sembrano ignorare: se le loro complesse e diversificate abilità linguistiche sono spesso oggetto di studi scientifici, forse non tutti sanno che sono tra i pochi animali a passare il "test dello specchio". Se posti davanti a uno specchio con un puntino di vernice rossa vicino all'occhio, dimostrano di riconoscere la propria immagine (senza pensare, per esempio, di trovarsi davanti a un altro esemplare) e di ispezionare curiosi il segno tracciato sul loro muso. Negli esseri umani, questa tappa fondamentale per lo sviluppo cognitivo non avviene prima dei 15-18 mesi di vita.
MI DIVERTO. LO SENTI? Difficile dire se queste capacità siano paragonabili a quelle umane; senz'altro i delfini hanno un modo di comunicare che a volte sorprende. Dieci anni fa, ricercatori svedesi hanno notato che alcuni tursiopi emettevano un verso mai catalogato prima, una serie di piccoli "cigolii" seguiti da un fischio.

Questi suoni erano tipici delle lotte giocose e dei contesti non aggressivi. Una sorta di "risata" per indicare che è tutto ok, che la situazione è piacevole e non rischiosa e non degenererà in uno scontro. Per gli scienziati evoluzionisti, questa sarebbe una delle prime ragioni per cui la risata si è sviluppata nel genere umano. Non per niente, questo genere di vocalizzi è tipico dell'animale che viene "attaccato".

CUGINI. Ma i delfini non solo i soli a emettere suoni simili a una risata. Marina Davila-Ross, psicologa dell'Università di Portsmouth, ha registrato i vocalizzi giocosi di diverse specie di primate, e li ha poi paragonati ai nostri costruendo un "albero genealogico" della risata che arriva fino a 60 milioni di anni fa. Con sorpresa, ha notato che questo schema era perfettamente "sovrapponibile" a quello genetico-evolutivo: scimpanzé e bonobo hanno la risata più simile alla nostra.

Le interazioni giocose tra due scimpanzé. | SUZI ESZTERHAS/NATURE PICTURE LIBRARY/CONTRASTO

DIFFERENZE. «Quella umana è comunque più melodica - spiega - e con più voce, perché ci siamo adattati a produrre vocalizzi e a incorporare questi suoni nel nostro parlato. Quella degli scimpanzé ha più sbuffi di fiato. Abbiamo così uno scorcio di come doveva essere la risata dei nostri antenati prima dello sviluppo del linguaggio». Mano a mano che ci si allontana dall'uomo (per esempio arrivando all'orgango, da cui ci separammo 13 milioni di anni fa) la risata muta e i suoni si fanno più simili a quelli emessi da gibboni e scimmie più piccole.

PRIMITIVA. Gli studi della Ross proverebbero che la risata ha origini che precedono quelle del linguaggio. Ma per strappare "sogghigni" ai primati, la scienziata ha fatto loro il solletico. La risata era dunque una risposta a uno stimolo più immediato, di tipo fisico. Difficile dire se anche le grandi scimmie abbiano il senso dell'umorismo: per esempio - dice la scienziata - i primati non ridono semplicemente osservando una scena divertente, come due scimpanzé che giocano. 

EMOTIVI. Insomma «le emozioni animali esistono, e si sono evolute per essere un "collante sociale"» sostiene Mark Bekoff, docente di ecologia alla University of Colorado (Usa). «Alcuni animali potrebbero avere il senso dell’umorismo o quello della meraviglia». Per Bekoff, se l'uomo ha un senso dell'umorismo, allora lo devono avere anche gli animali - se pur in grado minore, più primitivo: Bekoff si rifà all'idea di Darwin, per il quale «non c'è alcuna differenza fondamentale tra l'uomo e gli altri mammiferi superiori per quanto attiene alle loro facoltà mentali». Tutto sta ad evitare di trasporre l'idea di umorismo inteso in senso "umano" nel mondo, se pure complesso, delle emozioni animali.

A CIPOLLA. «Il cervello è organizzato per strati evolutivi, a partire da quelli che vengono chiamati processi primari» spiegaPanksepp. L'apprendimento, il senso dell'umorismo: queste capacità più avanzate sono note come processi secondari, ma i processi primari sono costruiti dall'evoluzione come parte degli istinti necessari alla vita. E sono intensificati o ridotti in base alle esigenze di una specie.

QUANDO IL GATTO NON C'È... Nel caso dei ratti, per esempio, le risate sono da ricondurre al puro senso di piacere. Negli anni '90, Panksepp e i colleghi dell'Università di Washington hanno scoperto che, quando giocano con altri ratti o vengono solleticati, i roditori emettono cigolii di 50 kHz di frequenza, non udibili dall'uomo ma misurabili con strumenti ultrasonici. Sembrano suoni di piacere: quando il gioco finisce, i ratti squittiscono ancora di più, in modo simile a come fanno i bambini quando si aspettano un nuovo "attacco" di solletico. 


NO ALLE PROIEZIONI. «Ora sappiamo che gli animali possono comunicare positivamente gli uni con gli altri in maniera complessa - conclude Davila-Ross - l'abilità dei ratti a esprimersi in questo modo è estremamente importante. Ma se è certamente espressione di piacere, non sono sicura che si possa definire una "risata". C'è il rischio di proiettare le emozioni umane in queste caratteristiche».

Commenti

Post popolari in questo blog

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ricercatori hanno analizzat

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano che  L'origine delle specie  cust

Le nuove immagini della nebulosa dell'Aquila

Li chiamano i pilastri della creazione, perché là stanno nascendo nuove stelle e quindi nuovi pianeti. Sono alcune parti della nebulosa dell'Aquila. Il telescopio Hubble li ha fotografati più volte, la prima volta nel 1995. E ora a 20 anni di distanza le nuove foto sono davvero bellissime. E spiegano che cosa sta succedendo in una nursery stellare. Per festeggiare i suoi primi 25 anni di lavoro ( l'anniversario sarà il 24 aprile ),  il telescopio Hubble ha scattato una nuova immagine dei cosidetti  "Pilastri della Creazione"  che si trovano nella Nebulosa dell'Aquila e che furono fotografati per la prima volta nel 1995. La prima foto delle tre enormi e dense colonne di gas e polvere interstellari che racchiudono migliaia di stelle in formazione, è stata giustamente definita una delle 10 migliori immagini scattate da Hubble (vedi gallery sotto). Ma non è soltanto magnifica: ha contribuito ad aumentare notevolmente la nostra comprensione dei fenomeni di