Una mostra a Milano presenta aspetti poco noti e sorprendenti della vita sociale degli etruschi e del ruolo delle donne: da vedere anche con i Google Glass.
Gli etruschi potrebbero dire la loro all'Expo. Ricerche recenti hanno infatti rivelato che il banchetto era al centro della vita quotidiana del popolo vissuto in Toscana e nel Lazio dal VII secolo a.C.. Il convivio aristocratico, allestito due volte al giorno, era il luogo dove coltivare le relazioni e gli affetti, dirimere i conflitti politici e celebrare matrimoni. Con cibo e vino si onoravano i morti e si consacravano i templi.
«La differenza fondamentale rispetto a greci e romani era che le donne libere vi potevano accedere. Questo non è un dato di poco conto perché dimostra che era un popolo con una forte identità culturale, non soltanto sottomesso alla cultura classica», spiega Giovanna Bagnasco Gianni, professore associato di etruscologia all'università degli Studi di Milano, curatrice del progetto Etruscans@Expo realizzato dalla Statale di Milano, che ci racconta il legame tra cibo e civiltà etrusca.
Etruscans@Expo è un'installazione dedicata alla Tomba del Letto Funebre di Tarquinia, ricostruita in largo Richini a Milano, che permette l'esplorazione di questo affascinante affresco di vita quotidiana degli etruschi con i Google Glass. Il software sviluppato ad hoc permette di vedere numerosi contenuti virtuali, come il confronto con altre necropoli di Tarquinia, mentre una serie di schermi propongono video sull'alimentazione degli etruschi e altri temi correlati, come gli ambienti e la cura del corpo.
«A rivelare che il convivio era centrale sono le fonti dirette: tombe, sculture e reperti, mentre abbiamo poche fonti letterarie e documentali come per i romani», prosegue Giovanna Bagnasco, che ha coordinato anche Tarchna (museo virtuale dedicato a Tarquinia). «Per esempio, la Tomba degli Sposi a Cerveteri mostra una coppia sdraiata per un banchetto. Non c'è nulla di simile tra greci e romani: la rappresentazione del banchetto è uno dei temi più frequenti nella documentazione figurativa etrusca.»
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