Sulla Luna, 13.000 metri sotto il bordo del più grande cratere del Sistema Solare, si trova un cono vulcanico unico nel suo genere.
Nonostante le ricerche da Terra dallo Spazio, sono ancora tanti i misteri che avvolgono il nostro satellite.
Il Mafic Mound è un vulcano alto 800 metri, con un diametro di 75 chilometri, nel bel mezzo del cratere South Pole-Aitken Basin, sulla Luna. Mafic Mound, il cui nome deriva da “rocce mafiche”, ossia ricche di minerali come pirosseno e olivina, venne scoperto nel 1990 da Carle Pieters (geologo alla Brown University, Usa), e da allora è un mistero: sulla Luna non ci sono vulcani del genere, oltretutto in una zona dove le rocce sono molto diverse rispetto a quello che lo compongono.
È infatti ricco di pirosseno con alto contenuto in calcio, mentre le rocce circostanti hanno un basso contenuto in calcio. Insomma è una vera anomalia geologica.
TANTE MISSIONI, MOLTI DATI... Ora Daniel Moriarty e Carle Pieters hanno proposto una spiegazione per la formazione del vulcano che sembra concordare con le sue caratteristiche. La ricerca - pubblicata su Geophysical Research Letters - è il risultato dell’analisi di una gran numero di dati provenienti da molteplici missioni lunari, dalla Moon Mineralogy Mapper (il lavoro di mappatura mineralogica del nostro satellite effettuato tra il 2008 e il 2009 dalla sonda indiana Chandrayann-1) alla missione Grail della Nasa.
CRATERE E VULCANO A BRACCETTO. Secondo i ricercatori il vulcano è strettamente legato alla formazione del cratere nel quale si trova. Quando cadde l’asteroide che ha originato il South Pole-Aitken Basin, che oggi è profondo 13 chilometri e largo 2.500, si formò un’immensa quantità di magma fino a una profondità di 50 chilometri dalla superficie lunare.
La parte più superficiale si raffreddò e cristallizzò rapidamente, ma il magma sottostante, ancora parzialmente fluido, venne "strizzato come il dentifricio in un tubetto" e attraverso una frattura arrivò in superficie, dando origine al vulcano con caratteristiche mineralogiche diverse dalle rocce circostanti e più vicine a quelle del mantello lunare.
DA ESPLORARE. Per il vulcano e per lo straordinario cratere che lo circonda, «quello sarebbe un obiettivo di straordinario valore scientifico per una missione lunare robotizzata in grado di raccogliere campioni e riportarli a Terra», ha dichiarato Moriarty. Perché non vi sono solo elementi della crosta lunare, ma anche del mantello, arrivati in superficie con il vulcano: l’analisi di quelle rocce permetterebbe di scrivere nuove e importanti pagine della geologia lunare.
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