La missione si chiama Luna27 e se tutto va come previsto tra 5 anni porterà sul nostro satellite naturale una sonda.
Il Polo Sud della Luna. Per diverse interessanti caratteristiche è un luogo ideale per le prossime esplorazioni al nostro satellite
Sono più d’una le missione che si stanno preparando per ritornare sulla Luna con sonde, robot e infine, con l’uomo. È di pochi giorni fa l’ultimo annuncio in tal senso: Igor Mitrofanov, ricercatore dell’agenzia spaziale russa Roscosmos, ha fatto sapere che entro i prossimi cinque anni Russia ed Europa svilupperanno insieme una sonda per farla scendere in prossimità del Polo meridionale del nostro satellite nel 2020.
Non è la prima volta che Russia ed Europa uniscono le loro forze per imprese spaziali di grande respiro. È in atto, ad esempio, la preparazione della missione ExoMars, che prevede il trasporto su Marte di un rover per cercare la vita, missione che prenderà il via nel 2018.
IL POLO DALLE MILLE ATTRATTIVE. La scelta di far scendere la sonda Luna 27 – così è stata chiamata la missione congiunta – in prossimità del Polo Sud ha più di una motivazione. Là infatti, esistono delle aree sul bordo di crateri piuttosto elevati, dove giunge sempre la luce solare e questo è importante per produrre energia per gli strumenti di Luna 27, ma soprattutto nel caso in cui si decidesse di costruire una vera base lunare.
In secondo luogo, il Polo Sud vede la presenza del cratere più grande del sistema solare, con oltre 2.500 chilometri di diametro, al cui centro vi è un vulcano ormai spento con lave che probabilmente arrivano da 50 chilometri di profondità: un vero paradiso per i geologi.
Infine, ma non ultimo per importanza, al Polo Sud è stato trovato del ghiaccio, che potrebbe essere fonte importantissima per produrre acqua da bere e carburante.
IL RITORNO ALLA LUNA. La Russia abbandonò l’esplorazione lunare più o meno contemporaneamente agli americani, dopo le missioni Apollo, e si dedicò soprattutto alla costruzione della Stazione Spaziale Internazionale.
Va ricordato però come alcune missioni furono particolarmente interessanti, come ad esempio Luna 16 che riportò a terra un etto di rocce lunari o le missioni Lunochod 1 e 2 che videro due rover muoversi per decine di chilometri, perforare per centinaia di volte la superficie della Luna e inviare a Terra decine di migliaia di fotografie.
Recentemente però, una missione che avrebbe dovuto portare una sonda sul satellite di Marte Phobos, fallì in fase di partenza e questo ha frenato lo slancio verso altre missioni planetarie. E questo è forse uno dei motivi che ha fatto chiedere all’Europa di unirsi alle sue prossime missioni lunari.
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