Passa ai contenuti principali

Analisi - Facebook e la privacy

Facebook ci conosce meglio di quanto ci conosciamo noi stessi. E con i suoi potenti algoritmi di analisi dei dati riesce a scoprire aspetti del nostro comportamento che non ci sogneremmo mai di rivelare spontaneamente. Ma per tutelare la propria privacy basta poco...

6176497173_a572345c98_o
Mark Zuckerberg presenta la crescita del numero di utenti di Facebook in relazione al lancio delle diverse funzionalità. Tutto gratis? Beh, non proprio...
Aggiornamenti di status, commenti a notizie e post degli amici, check-in: per Facebook “tutto fa brodo”. O, meglio, tutto fa profilo: come abbiamo più volte spiegato, ogni azione sul social network contribuisce ad arricchire di preziose informazioni il nostro file sui server dell’azienda di Menlo Park.

Con tutta probabilità la creatura di Zuckerberg è la più completa e ricca collezione di dati sui singoli esseri umani mai realizzata. Solo Google dispone di una quantità di dati maggiore, ma si tratta di informazioni grezze e spesso non collegate a uno specifico profilo con tanto di nome e cognome.

FACEBOOK SA... Non solo: i potenti algoritmi di analisi messi a punto dagli ingegneri di Facebook sono in grado di incrociare tra loro dati diversi per ottenere su di noi informazioni che mai ci saremmo sognati di rivelare al social network. Un esempio? L’utilizzo che facciamo del servizio, le ore e i luoghi dal quale accediamo (tutte informazioni normalmente registrate dai server di Facebook) permettono con una certa semplicità di scoprire se siamo lavoratori instancabili o se siamo facili alla distrazione.

E le foto che pubblichiamo sulla nostra bacheca, le pagine e i post che “piaciamo”, i commenti che condividiamo, potrebbero attribuirci il profilo di creditori più o meno affidabili o di persone dalla salute più o meno cagionevole. Tutte informazioni che per un datore di lavoro, una banca, un’assicurazione potrebbero essere determinanti nel decidere se assumerci, concederci un mutuo o una polizza sanitaria.
 

TUTTO IN PIAZZA. La fame di informazioni di Facebook sembra comunque inarrestabile: qualche giorno fa l’azienda ha annunciato il lancio, per ora negli Stati Uniti e nei paesi di lingua inglese, del nuovo servizio di Universal Search grazie al quale sarà possibile effettuare ricerche per parole chiave nei post pubblici (cioè non contrassegnati come privati) di chiunque.

Abbiamo fatto una prova collegandoci a Facebook tramite un proxy americano (simulando cioè attraverso uno speciale software di essere negli States) ed effettuando una ricerca per la parola chiave “hangover”, sbronza. Il risultato è stato imbarazzante: ci siamo imbattuti in decine di post e fotografie di persone che raccontavano, commentavano e pubblicavano foto dell’ultima serata un po’ troppo allegra.

QUANTO DURERÀ? E mentre Facebook, Google e social vari investono sempre di più nello sviluppo di intelligenze artificiali che possano profilarci sempre meglio per veicolarci il messaggio pubblicitario perfetto, qualcuno comincia a domandarsi se non si sia passato il segno. Quanto è sostenibile, nel lungo periodo una strategia di questo tipo?

Non c’è il rischio che gli utenti si sentano traditi e inizino a condividere sempre meno o, addirittura, abbandonino il magico mondo dei social mettendo in crisi un business miliardario? Il rischio è che la prossima bolla economica destinata a scoppiare sia quindi quella della privacy.

CHE COSA FARE. Nel frattempo il consiglio che ci sentiamo di darvi è sempre il solito: prudenza nelle informazioni che si condividono sui social e massima attenzione alle impostazioni di privacy relative ad ogni specifica azione.

Insomma, se proprio volete sbandierare con gli amici la vostra prossima serata "no limits" cercate almeno di fare in modo che non se ne accorga il vostro capo.

 

Commenti

Post popolari in questo blog

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ricercatori hanno analizzat

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano che  L'origine delle specie  cust

Le nuove immagini della nebulosa dell'Aquila

Li chiamano i pilastri della creazione, perché là stanno nascendo nuove stelle e quindi nuovi pianeti. Sono alcune parti della nebulosa dell'Aquila. Il telescopio Hubble li ha fotografati più volte, la prima volta nel 1995. E ora a 20 anni di distanza le nuove foto sono davvero bellissime. E spiegano che cosa sta succedendo in una nursery stellare. Per festeggiare i suoi primi 25 anni di lavoro ( l'anniversario sarà il 24 aprile ),  il telescopio Hubble ha scattato una nuova immagine dei cosidetti  "Pilastri della Creazione"  che si trovano nella Nebulosa dell'Aquila e che furono fotografati per la prima volta nel 1995. La prima foto delle tre enormi e dense colonne di gas e polvere interstellari che racchiudono migliaia di stelle in formazione, è stata giustamente definita una delle 10 migliori immagini scattate da Hubble (vedi gallery sotto). Ma non è soltanto magnifica: ha contribuito ad aumentare notevolmente la nostra comprensione dei fenomeni di