Borse e fogli di plastica semisommersi, scambiati per meduse, sono l'ultimo pasto di molte tartarughe.
Una tartaruga si nutre di un sacchetto di plastica scambiato per medusa.
Le tartarughe marine li scambiano per meduse, e quando li ingeriscono è troppo tardi per accorgersi che sono invece sacchetti di plastica. Questa è la sorte che finora è toccata alla gran parte della popolazione mondiale di questi animali: al 52%, secondo uno studio della University of Queensland pubblicato su Global Change Biology.
A qualche settimana dalla ricerca che denunciava la possibilità cheentro il 2050 il 99% degli uccelli marini si sarebbe nutrito di una certa quantità di plastica, l'analisi del gruppo del professore Qamar Schuyler sottolinea il rischio. D'altra parte i numeri parlano da soli: ogni anno vengono scaricate in mare da 4 a 12 milioni di tonnellate di materiale plastico.
DANNI PERMANENTI. I danni derivanti dall'ingestione di plastica sono numerosi e differenti, ma tutti portano a un esito certo: la morte o la grave compromissione della salute delle tartarughe. I rifiuti possono infatti incastrarsi nell'intestino, o perforarlo portando l'animale al decesso, oppure avvelernare la vittima col rilascio di sostanze tossiche.
Ma, come spiega lo studio, basta anche solo che i rifiuti rimangano nello stomaco senza danneggiare la parete dell'organo, per uccidere la tartaruga: non riuscendo a digerire la plastica, il rettile si sentirà sazio e smetterà di nutrirsi.
SPECIE A RISCHIO. Dalle analisi dei ricercatori è emerso che la specie messa più a rischio dal fenomeno è la tartaruga bastarda olivacea (Lepidochelys olivacea, già inclusa nella Lista Rossa della IUCN). Presente nei mari tropicali, questa specie si nutre prevalentemente in mare aperto e ama le meduse, caratteristiche che la rendono più esposta al rischio di ingoiare sacchetti di plastica, che confonde col suo cibo preferito.
Tra le aree più "a rischio rifiuti" vengono segnalate le coste nordamericane, australiane, sudafricane e del sud-est asiatico, e l'Oceano Indiano orientale.
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