Il significato di una parola spiega il perché di molti drammi.
Vicino a Mafraq, in Giordania, questa immensa tendopoli ospita decine di migliaia di rifugiatidalla Siria, in fuga dalla guerra.
Quando leggiamo la parola profugo pensiamo a qualcuno che fugge. Da un Paese povero, dalla fame o dalla sete, da una guerra, da una catastrofe naturale.
Alla fine è proprio ciò che accade, ma questa lettura della parola è solo una mezza verità. I profughi fuggono, sì, ma il termine - di origine latina - pone l'accento non sulla provenienza, bensì sulla destinazione: "profugo" è chi fugge verso qualcosa, più che da qualcosa.
Profugo è chi cerca un nuovo posto in cui vivere: un futuro, un lavoro, una speranza, una nuova vita. Nei suoi occhi c'è la disperazione del passato, ma soprattutto il fuoco della speranza. Che, a volte, viene spento dalle onde del mare, o dall'indifferenza. Ecco perché, quando muore un profugo, non dovremmo pensare a un "povero disgraziato", ma a un sogno spezzato.
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