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Biotecnologie in agricoltura

Una tavola rotonda per superare le incomprensioni tra diversi approcci all'agricoltura del futuro.

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Segenet Kelemu, direttore generale dell'Icipe di Nairobi, Kenya.
La popolazione mondiale potrebbe raggiungere quota 10 miliardi nel 2050. Come sarà possibile nutrire tutti? Secondo alcuni l'agricoltura dovrà totalmente affidarsi alla tecnologia, secondo altri solo ai milioni di piccoli coltivatori sparsi per il mondo. Nel primo caso si teme la diffusione di geni estranei attraverso gli Ogm, nel secondo una produzione insufficiente. E se i due approcci fossero invece compatibili?

Ne parleranno il 25 settembre a Trieste Next 2015 tre esperti del settore in una conferenza organizzata da Twas, la World Academy of Sciences for the Advancement of Science in Developing Countries. Gli esperti sono Segenet Kelemu, direttore del Centro Internazionale per lo Studio della Fisiologia e l'Ecologia degli Insetti di Nairobi (Kenia), Michele Morgante, esperto di mappatura di genomi vegetali dell'Università di Udine e Alessandro Vitale (Istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria, IBBA), biologo molecolare esperto di accumulo proteico nei semi.

Segenet Kelemu, in particolare, è esperta di marcatori molecolari di patogenesi ed è una delle vincitrici del L’Oreal/UNESCO award. Nel 2011 ha vinto il premio TWAS per le sue ricerche in ambito agrario. Nel 2014 è stata inserita da Forbes Africa fra le 100 donne africane più influenti.


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