Un nuovo studio aiuterà a comprendere i tempi delle eruzioni vulcaniche e forse anche a prevederle. Ma intanto rivela che i Campi Flegrei possono eruttare anche solo un'ora dopo i primi segni premonitori.
Eruzione dell'Etna del 29 ottobre 2002.
Quanto tempo passa tra il fattore scatenante di un’eruzione vulcanica e l’eruzione stessa? Per il vulcano che ha originato i Campi Flegreipotrebbe essere anche meno di un’ora!
È questa la conclusione dello studio di un team di ricercatori, coordinato da Diego Perugini dell’Università degli Studi di Perugia, i cui risultati sono stati riportati su Nature Scientific Reports.
IL CRONOMETRO VULCANICO. All’interno della litosfera (ossia della crosta e della parte di mantello solido più vicino alla crosta) il magma non è mai fermo. Quando due sacche di magma di composizione anche solo leggermente diversa vengono a contatto tra loro, si può creare una miscela esplosiva: la roccia fusa inizia a "gorgogliare", la sovrasaturazione dei gas fornisce la spinta al magma per risalire e un’eruzione diventa inevitabile.
I ricercatori, hanno messo a punto un modello che, per la prima volta, permette di stimare il tempo che trascorre tra la miscelazione e l'eruzione.
Donald Dingwell (Ludwig-Maximilians Universität di Monaco, Germania) ha messo a punto nei laboratori dell'università un sistema che simula temperature e pressioni all’interno di un vulcano attivo.
Nei test sono stati utilizzati campioni di materiale dai Campi Flegrei, l'imponente caldera vulcanica a nord-ovest di Napoli. Poi il team ha verificato cosa succede quando i diversi magmi vengono a contatto tra loro: «Non tutti gli elementi si omogeneizzano velocemente, alcuni di essi richiedono più tempo.
E proprio sulla base delle differenze di tempo nel processo di omogeneizzazione è possibile ipotizzare quanto tempo dopo arriverà l’eruzione», ha spiegato Donald Dingwell.
Quel che colpisce è il fatto che per i Campi Flegrei si è calcolato che il tempo che passa tra la miscelazione dei magmi e l’eruzione è inferiore a un’ora: «Sorprendente se lo si considera rispetto ai diversi ipotizzati finora», ha sottolineato il ricercatore.
LA NUOVA STRADA. Lo studio sarà naturalmente applicato ad altri vulcani per i quali è nota la composizioni delle sacche magmatiche e potrà senza dubbio migliorare le numerose ricerche che si pongono come obiettivo quello di cogliere, con il maggior anticipo possibile, i segni premonitori delle eruzioni vulcaniche.
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