Deposti in mare perché si pensava che potessero favorire la colonizzazione, adesso si inizia a riportarli a secco.
Una spiaggia della California.
La Francia ha iniziato a fare pulizia di migliaia di pneumatici che erano stati deliberatamente affondati una cinquantina di anni fa davanti alle spiagge della Costa Azzurra. Negli anni Sessanta, infatti, deporre i pneumatici di automobili sul fondo del mare, davanti alle coste, sembrava l’idea vincente per creare barriere artificiali in grado di stimolare la vita marina, così da aiutare la pesca.
Oltre che sbarazzarsi dell’enorme quantità di pneumatici altrimenti difficili da smaltire. Non a caso l’idea era stata avanzata dalla Goodyear, e sembrava anche avere solide basi scientifiche.
Francia, Costa Azzurra: a pesca di gomme.
NESSUN BENEFICIO. A decenni di distanza e dopo aver deposto un po’ in tutto il mondo milioni di pneumatici, si è capito che l’idea non era delle migliori e dunque si è dato il via al ritiro delle gomme. Operazione che si presenta complessa, perché le correnti li hanno trascinati dove non si ipotizzava potessero arrivare, e in molti casi l'azione erosiva li ha sminuzzati. Questo, soprattutto, sta determinando un’alterazione negativa degli ecosistemi di non poco conto.
Negli anni non c'è stato alcun beneficio, anzi. «Con il passare del tempo le gomme rilasciano in acqua idrocarburi e metalli pesanti, tossici per gli animali e l'ambiente marino», spiega Jacky Bonnemains, del gruppo ambientalista Robin Hood.
INDIETRO TUTTA! Così la Francia ha iniziato a recuperare i primi 2.000 pneumatici, degli oltre 25.000 (stimati) che giacciono in acqua davanti alle sue coste. Una quantità che corrisponde a circa 90.000 metri cubi: ben poca cosa... se paragonati ai 20 milioni di metri cubi (stimati) di pneumatici attorno al Giappone.
Analogo problema per gli Stati Uniti. Di fronte alle coste americane, infatti, ci sono almeno 1000 barriere artificiali fatte da qualcosa come 2 milioni di pneumatici affondati a partire dal 1972. Anche qui però è iniziato lo smantellamento: stiamo riportando a casa milioni e milioni di pneumatici, senza sapere per davvero che cosa farne.
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