Un nuovo studio ha trovato forti differenze nell'espressione dei geni, in particolare di quelli coinvolti nella regolazione del sistema immunitario, a seconda delle stagioni. Forse in futuro si arriverà a tenerne conto nella terapia di varie malattie.
L’attività dei geni nelle cellule del nostro sistema immunitario cambia secondo la stagione, a indicare che esiste nel nostro corpo una sorta di firma “molecolare” del variare delle stagioni, e forse a spiegare perché in inverno siamo più suscettibili che in estate a certe malattie.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Communications, il primo a individuare i cambiamenti nell’espressione genica legati ai diversi mesi dell’anno.
MALATTIE INVERNALI. Si sa che diverse malattie hanno un andamento stagionale, per esempio le malattie cardiovascolari o l’artrite reumatoide, ma anche la sclerosi multipla o il diabete di tipo 1 tendono a presentarsi o a peggiorare in inverno.
Un altro fatto noto è che le cellule del sistema immunitario hanno un loro ritmo di attività legato ai momenti della giornata. Quel che il nuovo studio sembra suggerire è che c’è anche una non trascurabile oscillazione stagionale, che potrebbe rendere più sensato mirare meglio alcuni trattamenti, per esempio le vaccinazioni, in base alle stagioni.
OPPOSTI EMISFERI. Lo studio è opera di un gruppo di scienziati dell’Università di Cambridge che ha utilizzato una varietà di tecniche per la ricerca: oltre a studiare l’espressione dei geni in vari campioni di tessuti – sangue e grasso – di diverse popolazioni, è stata studiata anche la composizione del sangue e verificato che i diversi tipi di cellule del sistema immunitario sembrano variare in base alle stagioni.
Circa un quarto degli oltre 22mila geni analizzati hanno un’attività fortemente legata alle stagioni e, proprio come ci si aspetterebbe, la situazione è speculare per gli abitanti dell’emisfero nord e per quelli dell’emisfero sud.
Mentre tra gli abitanti dell’Islanda è stato osservato uno schema più irregolare di attivazione dei geni, forse per la presenza di cicli di buio e di luce di quasi 24 ore in inverno e in estate.
IL CONTROLLO DELL'INFIAMMAZIONE. La ricerca è partita dallo studio del gene ARNTL, che nei topi sopprime l’infiammazione, cioè la risposta del corpo alle infezioni, e che probabilmente ha la stessa funzione anche nelle persone. Gli scienziati hanno osservato che è più attivo in estate e meno in inverno. In un certo senso l’osservazione torna con quello che ci si aspetta, e cioè che l’organismo sia più attivo nel combattere le infezioni quando sono più frequenti, cioè nella stagione fredda. E questo darebbe anche un senso al fatto che alcune patologie, per esempio quelle autoimmuni o gli infarti, legate a una più forte attività del sistema immunitario o alla presenza di infiammazione, sono più frequenti in inverno.
PRIMA L'UOVO O LA GALLINA? La domanda per ora senza risposta è se i livelli dei geni che favoriscono l’infiammazione si alzino in inverno come una misura difensiva contro virus e batteri o come risposta alla maggiore esposizione agli agenti patogeni. Non è ancora chiaro neppure quali meccanismi riescano a stabilire questa variazione stagionale, anche se probabilmente è legata alla durata della luce del giorno e alla temperatura, percepita dal nostro orologio interno.
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