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La biodiversità a rischio in Europa

La perdita di biodiversità in Europa aumenta e preoccupa anche le più alte istituzioni: a rischio ambienti e specie animali, dalle acque agli insetti impollinatori. Si salvano solo i grandi carnivori.

L'orso bruno (Ursus arctos), una delle poche specie europee in espansione.

Un ricerca che verrà presto pubblicata dalla Commissione Europea ha messo in luce come la biodiversità del nostro continente sia in forte crisi. La biodiversità - termine abusato e usato spesso a sproposito - è qui declinato come l’insieme dei rapporti tra la fauna e la flora con l’ambiente in cui vivono, ossia i loro habitat: rapporti che sono sempre in divenire e che sono sempre molto complessi.
Gli habitat, purtroppo, sono per esempio fortemente minacciati e invasi da fenomeni quali l’espansione delle città, l’agricoltura intensiva, l’invasione di specie alloctone, ossia specie importate o in fuga da altri ambienti. «Le aree naturali che garantiscono la biodiversità sono sempre più ridotte e frammentate», ha spiegato Frank Larsen, dell’Agenzia Europea per l’Ambiente e autore della ricerca.
NESSUNA SPECIE È RISPARMIATA. Lo studio ha messo in luce che il 77% degli habitat europei si trovano in uno stato di sfavorevole conservazione. Farfalle, api e uccelli sono in forte declino, con le popolazioni di farfalle che per alcune specie si è addirittura dimezzato nel periodo compreso tra il 1990 e il 2011. Tra i bombi europei, ben il 24% è a rischio di estinzione.

Il significativo declino degli insetti impollinatori - sottolinea il lavoro - potrebbe avere forti ripercussioni sull’agricoltura europea, visto che a oggi l’84% dei raccolti è ancora dipendente dall’impollinazione degli insetti. «Se dovessimo dare un valore all’opera gratuita degli insetti... sarebbe qualcosa come 14 miliardi di euro», ha commentato Larsen. E per 39 specie di uccelli si è valutato un calo del 12% rispetto al 1990.
Un quadro altrettanto desolante riguarda il pesce, in particolare perché le attività di pesca hanno in volumi un impatto decisamente superiore a quello teoricamente sostenibile da fiumi, laghi e mari. Solo il 7% delle specie ittiche e solo il 9% degli habitat acquatici possono considerarsi in uno stato di conservazione soddisfacente.
IN CRESCITA I CARNIVORI. Di positivo ci sono due elementi. Da un lato l'aumento delle aree dichiarate protette, che oggi copre circa il 18% dell’Unione Europea; dall’altro, la crescita del numero dei grandi carnivori, tra cui l’orso bruno, la lince e il lupo. Risultati che non compensano ciò che stiamo perdendo, ma che dimostrano che si possono attuare con successo piani per il recupero e la salvaguardia di specie e di ambienti.

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