Il sonno "locale" di alcune parti della corteccia potrebbe essere all'origine degli errori che commettiamo quando siamo impegnati da troppo tempo e senza riposo in qualche attività.
Se teniamo impegnato il nostro cervello per molto tempo in un determinato compito senza riposarci, finisce che “si addormenta da solo”, senza che ce ne accorgiamo. E questo mettersi in modalità "off" non ha conseguenze da poco, visto che porta a un notevole aumento di errori in ciò che stiamo facendo, che sia guidare la macchina o eseguire un intervento chirurgico.
È il risultato di uno studio condotto da scienziati dell’università di Pisa in collaborazione con il centro di ricerca sul sonno e la coscienza dell’Università del Wisconsin a Madison, negli Stati Uniti.
ISOLE DI SONNO IN UN CERVELLO SVEGLIO. È esperienza comune che la mancanza di sonno fa diminuire la concentrazione e la memoria, e numerose ricerche hanno dimostrato che l’eccesiva stanchezza può facilmente essere causa di errori. Si dice per esempio che l'incidente di Chernobyl, che avvenne in piena notte, fu provocato da errori umani dovuti probabilmente anche alla stanchezza.
Alcune ricerche recenti suggeriscono poi che, oltre allo stato di sonno e di veglia che tutti conosciamo, controllato a livello globale, è possibile che si "spengano" singole porzioni di corteccia cerebrale, dando luogo a “isole” di cervello addormentato con la persona apparentemente sveglia (e viceversa porzioni di cervello sveglio mentre uno dorme). Non si sa però se questi stati di addormentamento locale possano influire sulle funzioni cognitive e magari indurre proprio quegli errori che comunemente attribuiamo alla stanchezza.
È quanto il nuovo studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, ha cercato di verificare.
ERRORI IN AGGUATO. Sedici volontari sani si sono sottoposti a due impegnative sedute della durata di 24 ore ciascuna, senza avere il tempo di riposarsi o dormire durante ognuna delle prove. Nella prima hanno risposto a una serie di test al computer che impegnavano varie facoltà cognitive e richiedevano sforzo mentale e attenzione; nella seconda hanno usato un simulatore di guida. Nel frattempo, a intervalli, sono stati sottoposti a elettroencefalogramma. I ricercatori hanno osservato che quando nelle aree cerebrali coinvolte nell’esecuzione dei compiti comparivano le onde caratteristiche che indicano un addormentamento (oscillazioni a bassa frequenza chiamate onde theta), si verificava un forte aumento degli errori nel compito in cui la persona era impegnata. La pratica prolungata e senza riposo porterebbe insomma secondo gli autori dello studio a un “affaticamento funzionale” di particolari regioni cerebrali, in cui persone apparentemente sveglie e vigili hanno in realtà parti di cervello addormentate che li espongono al rischio di commettere gravi errori.
SENZA CONTROLLO. Facile immaginare le situazioni della vita quotidiana in cui questo affaticamento del cervello mette in pericolo la vita propria e quella degli altri, da una persona che guida in condizioni di stanchezza a un chirurgo che opera per ore e ore senza sosta. Lo stress prolungato delle aree cerebrali potrebbe essere perfino all’origine di comportamenti aggressivi (chi non ha mai perso le staffe per l’eccessiva stanchezza?) o peggio.
Secondo Pietro Pietrini, che dirige il Laboratorio di biochimica clinica e biologia molecolare clinica dell'Università di Pisa ed è tra gli autori dello studio, “un affaticamento funzionale frontale in individui che si trovano per un tempo prolungato in condizioni di stress potrebbe contribuire a spiegare la perdita improvvisa e imprevedibile di controllo sugli impulsi che viene frequentemente riscontrata nei reati d'impeto”.
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