Il farmaco "smart" entra nella circolazione sanguigna e funziona solo in caso di necessità: potrebbe rivoluzionare in meglio la vita di chi è affetto da diabete giovanile.
La routine giornaliera dei pazienti con diabete di tipo 1.
Regolare la glicemia nel sangue con una singola dose di insulina, capace di attivarsi all'occorrenza e rimanere in circolo per 24 ore. Un nuovo farmaco che potrebbe migliorare la vita di molte persone affette da diabete è allo studio di alcuni ricercatori dell'Università dello Utah e sta dando risultati promettenti su modelli animali. Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academies of Science.
AL MOMENTO GIUSTO. Appena iniettata, l'insulina Ins-PBA-F (questo il suo nome scientifico) si lega a una proteina del sangue, l'albumina, e rimane in circolo come "scorta" finché il raggiungimento di una certa soglia di zuccheri nel sangue non la rende funzionante. In futuro potrebbe prevenire i problemi legati al non corretto dosaggio dell'ormone in pazienti costretti a iniettarsi più volte al giorno insulina per sopravvivere.
LUNGA DURATA. Il nuovo composto è stato testato su alcuni topi affetti da diabete di tipo 1. Una singola dose si è rivelata efficace nell'abbassare più volte il livello di glicemia nel sangue dopo che alle cavie erano state somministrate più dosi di zuccheri, equivalenti a quelle che avrebbero consumato in un normale pasto. Dopo l'iniezione, i livelli di glucosio sono rimasti stabili nei topi malati per almeno 14 ore, in modo analogo a quanto osservato nei topi non diabetici.
LA MALATTIA. Il diabete di tipo 1 o diabete giovanile è una patologia cronica e autoimmune che interessa, in Italia, circa 300 mila persone. L'organismo di chi ne soffre distrugge le cellule beta del pancreas, responsabili della produzione di insulina, un ormone necessario per la regolazione dei livelli di glucosio nel sangue. Senza insulina, la glicemia nel sangue fluttua in continuazione: i pazienti sono costretti a misurarla e a iniettarsi insulina più volte al giorno.
TROPPI O TROPPO POCHI. Attività fisica e alimentazione incidono fortemente sulla glicemia registrata: un dosaggio eccessivo di insulina può causare ipoglicemia, un livello troppo basso di zuccheri nel sangue (che può portare al coma); un dosaggio troppo basso può far salire in modo preoccupante gli zuccheri nel sangue (iperglicemia) con effetti collaterali pericolosi (problemi alla vista, problemi cardiaci).
DAI TOPI ALL'UOMO. I test preliminari si sono rivelati un successo, ma occorreranno dai due ai cinque anni prima che il farmaco venga sperimentato sull'uomo. Se anche la sperimentazione umana andasse a buon fine, in futuro potrebbe bastare una singola dose giornaliera - o addirittura settimanale - per raggiungere il perfetto controllo della glicemia.
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