Tra città e campagna, in estate, ci possono essere anche più di 3 gradi di temperatura di differenza.
I climatologi hanno coniato per le città il termine di isola di calore: la temperatura urbana, nei mesi estivi, può superare di tre gradi quella delle campagne circostanti.
La prima causa di questo fenomeno è l’assenza di vegetazione. Le piante infatti fanno ombra. In più la fotosintesi è una reazione che consuma calore, sottraendolo all’ambiente esterno.
In città poi si accumula molto calore perché i materiali utilizzati per gli edifici e le strade sono scuri e assorbono i raggi solari.
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PARETI CALDE. I materiali, cemento, mattoni, asfalto, che vengono utilizzati per costruire gli edifici, hanno la tendenza a riscal-darsi durante il giorno, e si raffreddano lentamente durante la notte. Rispetto a un ambiente naturale che copre la stessa area poi, una città ha una superficie maggiore: vanno conteggiate infatti anche le facce verticali degli edifici. E i muri riflettono verso il suolo, e non verso il cielo, la maggior parte della radiazione solare che li colpisce.
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Infine le temperature salgono per l’effetto canyon: i palazzi alti e molto vicini creano corridoi verticali all’interno dei quali la radiazione viene intrappolata da una serie di riflessioni multiple tra una parete e l’altra.
PERCHÉ È MEGLIO AL MATTINO. L’effetto isola di calore è maggiore qualche ora dopo il tramonto, sopratutto perché la campagna inizia prima a raffreddarsi. Durante la notte la differenza tra città e campagna è meno evidente: mentre all’alba il primo sole riesce a scaldare più facilmente la vegetazione, gli edifici per qualche ora restano più freddi.
Nelle città però gran parte del calore proviene anche dalle attività umane: automobili, condizionatori, elettrodomestici. Perfino ciascuno di noi dà il proprio contributo: ogni metro quadro di superficie della nostra pelle emana calore, e dieci persone in una stanza scaldano come una stufetta da 1000 watt.
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In alcune località, per esempio durante alcune estati passate a Chicago, l’energia immessa nell’atmosfera con le attività umane, è 3,4 volte maggiore di quella dovuta alla radiazione del sole.
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