Nei giorni del disgelo con gli Stati Uniti, Cuba incassa un'altra vittoria. Questa volta, sul piano sanitario.
Nati liberi.
Cuba ha fermato il contagio di HIV e sifilide tra madre e figlio: a certificare l'importante risultato è un comunicato emesso il 30 giugno 2015 dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
È il primo paese al mondo a ottenere questo riconoscimento, e la speranza, ora, è che dia il buon esempio: «Questa è una vittoria fondamentale nella nostra lunga lotta contro HIV e infezioni sessualmente trasmissibili, e un passo importante verso una generazione libera dall'AIDS» ha dichiarato Margaret Chan, direttore generale dell'OMS.
DRASTICO CALO. Ogni anno, nel mondo, 1,4 milioni di donne con HIV rimangono incinte. Se non curate, hanno il 15-45% di possibilità di trasmettere il virus al figlio durante gravidanza, parto o allattamento. Somministrando a madre e figlio terapie antiretrovirali, questo rischio scende a poco più dell'1%. Grazie a questi trattamenti il numero di neonati sieropositivi è sceso dai 400 mila all'anno del 2009 ai 40 mila che ci si aspetta per il 2015.
Sono invece circa 1 milione le donne incinte che contraggono la sifilide, un'infezione batterica - curabile con trattamenti a base di penicillina - che può causare perdita del feto o seri problemi neonatali. Su entrambi i fronti Cuba si è mossa garantendo cure costanti e accessibili alle future madri e ai loro partner, e i risultati si vedono.
QUASI A ZERO. Per raggiungere la certificazione definitiva Cuba deve dimostrare entro un anno di aver ridotto i nuovi casi di HIV tra neonati a meno di 50 su 100 mila nascite per anno. Ma già nel 2013 i nuovi nati con HIV in tutto il paese sono stati solo 2, e 3 quelli con sifilide.
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