Un tuffo in uno degli scrigni di biodiversità più vasti e minacciati del Pianeta, con una guida d'eccezione: una tartaruga marina munita di GoPro.
Abbiamo sorvolato meravigliosi paesaggi naturali dal dorso di uccelli, ma mai prima d'ora ci eravamo immersi nelle profondità oceaniche per ammirare, in soggettiva, uno dei paradisi della biodiversità marina: la Grande Barriera Corallina australiana.
Questo video del WWF ci permette di esplorarla dal guscio di uno dei suoi più affezionati abitanti: una tartaruga marina, che si è gentilmente "prestata" a indossare una GoPro e nuotare per qualche minuto sul reef.
GUIDA TURISTICA. Nel video possiamo vederla mentre si immerge in acqua, incrocia un'altra tartaruga marina sulla destra, sorvola i coralli e i loro "inquilini", riemerge per respirare e - infine - abbandona la videocamera alla mercé di alcuni pesci incuriositi.
IN PERICOLO. O NO? Il filmato è stato girato per sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza di questo ecosistema in giorni cruciali per la sua sorte futura. La Grande Barriera Corallina, che si estende per oltre 2300 km al largo della costa del Queensland (Australia) è sempre più minacciata da inquinamento e cambiamenti climatici, nonché da alcune pratiche come il dragaggio dei fondali marini, la rimozione di sedimenti dalle profondità oceaniche a scopo industriale.
DECISIONE CONTROVERSA. Nonostante le pressioni del WWF e di altre organizzazioni per la tutela del reef, mercoledì 1 luglio l'Unesco ha stabilito di non includere la Grande Barriera Corallina nella lista dei Patrimoni "in pericolo": uno status che indica che un patrimonio naturale potrebbe presto perdere le caratteristiche che lo rendono unico.
MOLTO DA FARE. Il governo australiano ha preso questa decisione come un riconoscimento degli sforzi che il Paese sta compiendo per tutelare questo ecosistema. Ora l'Australia ha tempo fino al 2019, per dimostrare di aver arrestato il declino del reef, che ha già perso il 50% dei suoi coralli ed è stato recentemente usato in parte come sito di scarico degli scarti derivati dalla lavorazione del carbone nel Queensland.
Entro il 2025, secondo le promesse del governo australiano, l'inquinamento di queste acque dovrebbe essere ridotto dell'80%.
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