Alcune piante marine ritrovate in Antartide arrivano da molto lontano, anche da 20.000 km di distanza, surfando sulle onde e superando correnti che si pensavano invalicabili. Il continente ghiacciato è meno isolato dal resto del mondo di quanto si credesse.
Un'alga kelp spiaggiata in Nuova Zelanda.
Le alghe kelp, una famiglia di alghe brune a crescita veloce, che formano vere e proprie foreste subacquee nelle acque fredde e ben ossigenate, sanno galleggiare sulle onde, ma di norma non crescono nei mari dell'Antartide.
Così, quando lo scorso anno, il ricercatore cileno Erasmo Macaya, del centro per l'osservazione degli ecosistemi marini IDEAL dell'Universidad de Concepción si è imbattuto in alcuni di questi organismi su una spiaggia del continente ghiacciato, ha subito capito che c'era qualcosa di strano.
RECORD DI NAVIGAZIONE.Le alghe - è emerso da successive analisi - avevano compiuto un viaggio di ventimila chilometri per arrivare fino a lì: si tratta del più lungo "evento di galleggiamento" di un organismo vivente mai documentato finora. Per raggiungere l'Antartide, le piante acquatiche avevano attraversato barriere create da correnti oceaniche e venti polari che si pensavano invalicabili.
L'evento, riportato in uno studio su Nature Climate Change, dimostra che l'Antartide è meno isolato dal resto del mondo di quanto si credesse.
CONTAMINAZIONI. Finora, piante e animali antartici erano considerati unici al mondo perché originari di un ambiente "privo di contatti" con il resto del mondo. Ma la ricerca condotta dall'Australian National University dimostra che quelle caratteristiche di presunta "unicità" si devono, piuttosto, alle condizioni ambientali estreme di questa regione, che tanto isolata non è.
Le alghe kelp, larghe e galleggianti, possono servire da zattere per animali e piante (qui un elefante marino, mentre scrocca un passaggio).
Dalle analisi del DNA è emerso che una delle alghe kelp proveniva dalle Isole Kerguelen, nell'Oceano Indiano meridionale, e un'altra dalla Georgia del Sud, nell'Atlantico meridionale. La conferma che le alghe fluttuano regolarmente fino alle acque antartiche è venuta dalla Antarctic Circumnavigation Expedition (ACE), che ne ha trovate anche al largo della Penisola Antartica e dell'Antartide orientale.
ONDE-CALAMITA. In base ai modelli oceanografici che fino ad oggi si davano per assodati, i forti venti in direzione occidentale e le correnti di superficie dovrebbero spingere gli oggetti fluttuanti lontano dalle spiagge ghiacciate dell'Antartide.
Tuttavia, le tempeste che spesso si scatenano sul continente sembrano ribaltare completamente il quadro: in base alle nuove simulazioni degli scienziati, le onde da esse generate spingono il kelp (e qualunque cosa galleggi) in direzione delle coste antartiche.
ALGHE, BOTTIGLIE E RELITTI. Tutto questo genera grandi movimenti nelle acque subpolari. Intanto, perché le alghe kelp agiscono da zattere per altre piante o animali acquatici abituati a spostarsi con le maree. E in secondo luogo perché ciò che vale per il kelp vale anche per relitti fluttuanti come le plastiche nei mari o i rottami galleggianti degli aerei. Le spedizioni che cercano questi oggetti dovranno quindi tener conto della scoperta.
MENO PROTETTO? L'aspetto forse più inquietante dello studio riguarda i cambiamenti climatici, cui l'Antartide - a questo punto meno isolato del previsto - potrebbe essere più vulnerabile di quanto temessimo. Non solo: gli organismi che vi arrivano fluttuando potrebbero decidere di stabilirvisi come specie, una volta che questo nostro pazzo clima vi avrà instaurato le condizioni più adatte.
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