Sepolto a un chilometro di profondità sotto un ghiacciaio continentale, il "buco" ha un diametro di 31 km: un impatto così imponente dovette avere effetti evidenti sul clima dell'emisfero nord.
Lo scienziato Kurt Kjær, primo autore dello studio, al lavoro nella raccolta di sedimenti sul fronte del ghiacciaio Hiawatha. Queste sabbie racchiudono moltissime informazioni sull'impatto del meteorite.
Un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto un cratere di impatto di 31 km di diametro sepolto sotto mille metri di ghiaccio nella Terra di Inglefield, nel nordovest della Groenlandia. Il "buco" studiato per tre anni dagli scienziati del Centre for GeoGenetics del Museo di Storia Naturale della Danimarca e dell'Università del Kansas è il primo a essere individuato sotto a una calotta di ghiaccio continentale, nonché uno dei 25 maggiori crateri meteoritici al mondo.
Si pensa che a lasciarlo sia stato un masso celeste in ferro di un chilometro di diametro, precipitato sulla Terra in tempi relativamente recenti, in termini geologici: il ghiaccio è un potente agente erosivo, e se ci sono ancora tracce consistenti dell'impatto è perché l'evento potrebbe essere avvenuto quando la Groenlandia stava cominciando a ricoprirsi di ghiaccio, forse addirittura sul finire del Pleistocene, 12 mila anni fa.
TRE ANNI FA. La depressione circolare che si trova sotto al ghiacciaio Hiawatha, all'estremità della piattaforma di ghiaccio del nord della Groenlandia, fu notata per la prima volta nel luglio 2015, durante un tentativo di mappare la topografia del territorio sotto alla calotta di acqua congelata. Si pensò subito alla traccia di un meteorite - uno di 20 tonnellate è stato ritrovato non lontano dal ghiacciaio Hiawatha - ma per averne conferma ci è voluto più tempo.
Prima di tutto, il luogo del cratere è stato sorvolato da un aereo di ricerca dell'Alfred Wegener Institute (Germania) munito di un potente radar per indagare sotto i ghiacci: «Le immagini hanno superato ogni aspettativa - spiega Joseph MacGregor, glaciologo della NASA - e mostrato nel dettaglio un bordo evidentemente circolare, un sollevamento centrale, strati di ghiaccio intatti o contaminati, detriti alla base. Non manca nulla».
La topografia del manto roccioso sotto allo strato di ghiaccio, nella ricostruzione degli scienziati. Vedi anche: il giro del mondo in 10 crateri. | THE NATURAL HISTORY MUSEUM OF DENMARK
I RESIDUI. Nelle estati 2016 e 2017, gli scienziati sono tornati sul posto per analizzare la deformazione delle rocce circostanti e studiare i sedimenti della depressione, defluiti in un canale di acque di fusione. Mentre il ghiaccio giovane che ricopre il cratere è "pulito" e uniforme, quello più in profondità appare infatti dissestato e ricco di detriti.
Alcuni dei granelli di quarzo trascinati fuori dal cratere mostrano i segni di una deformazione riconducibile a un violento impatto. Tra i detriti sono stati trovati materiali a base di carbonio e vetro, derivati probabilmente dalla fusione di minerali nel manto roccioso dovuta allo schianto. Inoltre, nei sedimenti del fiume che ha origine dal ghiacciaio vi sono tracce di nichel, cobalto, cromo e oro, indicativi di un raro meteorite di ferro.
ATMOSFERA. Un impatto così devastante dovette avere conseguenze sul clima dell'emisfero boreale, se non dell'intero clima terrestre. Per capire come l'evento abbia inciso sulla vita sul Pianeta occorrerà analizzare la roccia più in profondità, in una missione tutt'altro che semplice.
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