Uno studio multidisciplinare integrato sugli effetti dei cambiamenti climatici sulla regione del Mediterraneo evidenzia un'evoluzione più marcata rispetto ad altre macroregioni del Pianeta.
Una tempesta in arrivo e un tornado in avvicinamento verso Halkidiki, la penisola Calcidica, in Grecia. I cambiamenti climatici nella regione del Mediterraneo renderanno questi fenomeni sempre più frequenti.
Forse qualcuno ne sarà sorpreso: gli studi dimostrano che il bacino del Mediterraneo sta sperimentando l'impatto dei cambiamenti climatici più di altre aree del pianeta. Una rete internazionale di scienziati è al lavoro per mettere in luce tutte le problematiche e una prima sintesi dei risultati è stata pubblicata su Nature Climate Change.
I primi risultati confermano che il bacino del Mediterraneo supera le tendenze globali nelle ricadute ambientali, perché amplificate dal fatto che si tratta di un'area fondamentalmente chiusa, dall'uso intensivo dei suoli, dall'urbanizzazione e dall'inquinamento delle regioni che si affacciano su questo mare.
Michael Tsimplis (università di Hong Kong), uno dei ricercatori, afferma che «i rischi posti dal cambiamento climatico sul Mediterraneo sono stati fortemente sottostimati perché ogni singolo problema è stato esaminato in modo indipendente, ma la verità è che sono interconnessi e che, soprattutto, interagiscono con problemi sociali ed economici che amplificano ulteriormente il loro impatto: i problemi correlati al cambiamento climatico vanno considerati come un insieme da monitorare e valutare nella sua globalità».
TEMPERATURE IN CRESCITA. La ricerca mette in evidenza che le temperature medie dell'intera regione del Mediterraneo sono aumentate di 1,4 gradi centigradi rispetto all'era pre-industriale: 0,4 gradi centigradi in più rispetto alla media globale. Anche se si riuscirà a limitare l'aumento della temperatura media globale a 2 gradi centigradi (rispetto all'era pre-indutriale), come previsto dagli accordi di Parigi, le condizioni di questa regione saranno tali da portare comunque a una significativa riduzione delle precipitazioni estive in diverse aree, fino al 10-30%, aggravando la generale carenza idrica e, di conseguenza, incidendo in modo significativo sulla produttività agricola, in particolare nelle regioni meridionali.
TANTI PROBLEMI. A causa delle ridotte precipitazioni, la richiesta d'acqua aumenterà dal 4 al 18% entro la fine del secolo. La crescita della popolazione aggraverà ulteriormente la situazione, portando a un aumento della richiesta di acqua per uso agricolo anche del 74%.
Dal punto di vista meteorologico, nei prossimi anni sulle regioni del Mediterraneo aumenteranno le ondate di calore, che - complice l'inquinamento atmosferico - già oggi hanno importanti ricadute negative sulla salute, con una maggiore diffusione di malattie cardiovascolari e respiratorie e un aumento della diffusione di patologie come il virus del Nilo occidentale, la Dengue e la Chikunguya.
Commenti
Posta un commento