Un sistema di allerta lancia l'allarme con circa un'ora di anticipo sull'eruzione: funziona però solo per vulcani come l'Etna.
L'Etna in una foto del marzo 2017: l'attuale fase del vulcano non è considerata particolarmente pericolosa, tuttavia la convivenza diventerebbe certamente più semplice sapendo di avere un preavviso di un'ora su di un'eventuale forte eruzione. Vedi anche: perché l'Etna scivola in mare.
Uno studio pubblicato su Journal of Geophysical Research descrive un sistema in grado di lanciare un allarme per eruzione imminentecon un preavviso di circa un'ora. Il sistema, il primo del genere al mondo, è stato messo a punto nel 2010 e sottoposto a numerose prove sul campo, per evitare di creare inutili aspettative, oltre che per perfezionarlo. Il bilancio è stato infine più che positivo: su 59 eventi monitorati nel periodo, in 57 casi è stato possibile prevederli con un'ora circa di anticipo.
Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori dei dipartimenti di scienze della Terra delle università di Firenze e di Palermo, coordinati dal geofisico Maurizio Ripepe.
Il sistema si basa sull'analisi delle onde acustiche a bassa frequenza: suoni inudibili alle persone, che però viaggiano per migliaia di chilometri e sono intercettabili da strumenti posti in luoghi anche molto distanti. Un esempio della potenza di questi brontolii: quando nel 1883 si ebbe la spaventosa eruzione del Krakatoa, in Indonesia, le onde a bassa frequenza prodotte fecero il giro del mondo per ben due volte.
4 dicembre 2015 ore 10:27, parossismo dell'Etna: una foto di Giuseppe Famiani, lettore Focus, scattata da Cesarò (Messina).
IL SUONO DEL VULCANO. Inizialmente la ricerca mirava a sviluppare un sistema di monitoraggio per l'Etna che fosse idoneo a lanciare un allarme contestualmente a un'eruzione. Durante lo studio, basato sul rilevamento di infrasuoni, Ripepe e i suoi colleghi però hanno scoperto che il vulcano produce anche onde a bassa frequenza prima dell'eruzione: da qui l'idea di poterla prevedere.
Ciò accade perché l'Etna è un vulcano a cielo aperto, con il magma vicino all'atmosfera. Quando il gas nel magma si innalza, a ridosso di un'eruzione, l'aria vicino alla bocca del cratere inizia a muoversi verso l'alto e verso il basso, creando onde sonore come quelle di uno strumento a fiato - e proprio come il suono di uno strumento musicale dipende dalla forma dello strumento, la geometria di un cratere vulcanico influisce sui suoni che produce.
PER MOLTI, MA NON PER TUTTI. Il sistema potrà essere adottato per monitorare molti vulcani della Terra, almeno per tutti quelli che hanno caratteristiche simili all'Etna, come i vulcani delle Hawaii o dell'Islanda - dove il magma è sempre a contatto con l'atmosfera.
La ripresa dal vivo di una spettacolare eruzione dell'Etna, nel novembre 2013. Vedi anche: Etna, la mappa di come cambia. | ALESSIO MAMO/REDUX/CONTRASTO
Purtroppo non funziona invece per vulcani potenzialmente anche più pericolosi dell'Etna, come il Vesuvio e i Campi Flegrei, perché in genere il loro magma si trova in profondità, e anche se i gas si muovono all'interno della camera magmatica non hanno effetti sull'atmosfera - non producono cioè quelle onde sonore che possono suggerire un'eruzione vicina.
Comunque sia, è di fatto il primo sistema al mondo che consente di avere un minimo di preavviso per un'eruzione imminente, su tipologie di vulcani ben note e definite: un risultato della scienza e della tecnologia che aiuterà a salvare vite e a ridurre i danni collaterali.
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