Quando si fa una media della velocità mantenuta durante l'intera esistenza, gli "sprinter" più veloci risultano - complici i lunghi periodi di riposo - complessivamente più lenti degli altri. E non vale soltanto nel mondo animale.
Chi va piano va lontano, non solo in senso figurato.
Avete presente la celebre fiaba di Esopo in cui la lepre, partita come un fulmine, si ferma a schiacciare un sonnellino e viene battuta dalla più tenace e meno scattante tartaruga. È vero anche nella vita reale, se però la si considera nella sua interezza e non per la sola durata di una corsa.
In una ricerca pubblicata su Scientific Reports, Adrian Bejan, docente di Ingegneria meccanica alla Duke University, ha analizzato le velocità riportate dei più veloci animali di aria, terra e acqua. Il risultato forse controintuitivo, è che i più noti "sprinter" del mondo animale sono di fatto i più lenti, se si fa una media della loro velocità nell'arco della loro intera vita. Questo perché, come la lepre nel famoso racconto, i campioni di velocità trascorrono la maggior parte della loro esistenza a riposo.
BREVI E RAPIDISSIME IMPRESE. Bejan ha traslato questo modello al mondo dell'aviazione moderna, e la regola tiene lo stesso: se di norma la velocità del mezzo aumenta in modo direttamente proporzionale alla taglia, quando si arriva ai caccia si scopre che la velocità media dell'intera loro vita di servizio è decisamente inferiore a quella degli aerei da trasporto o commerciali. Questi aerei militari passano infatti gran parte della loro vita operativa a terra.
ECCEZIONI? NON PROPRIO. A differenza degli animali (o aerei) che si muovono costantemente - si pensi appunto a elefanti, balene, jet commerciali - gli animali e gli aerei più veloci (come il ghepardo e i caccia) trascorrono la maggior parte della loro esistenza a riposo, fatta eccezione per alcuni exploit. Quindi, se si calcola la loro velocità media nell'arco dell'intera vita, non risultano poi così diversi dagli altri.
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