Sono gli amici a portare sulla cattiva strada... in questo caso è vero: uno studio svela che il parere di chi ci circonda può rendere ancora più radicate opinioni false e non supportate da alcuna prova.
No, non stiamo affatto contribuendo al riscaldamento globale...
Il riscaldamento globale? Una bufala. L'allunaggio? Solo un set cinematografico. Se vi scontrate quotidianamente con amici e colleghi che difendono a spada tratta le loro convinzioni antiscientifiche, a scapito di qualunque evidenza, cercate di non prendervela. Secondo un recente esperimento condotto negli Stati Uniti, questo comportamento non solo è parte della natura umana, ma è anche rafforzato dalle conferme che queste persone ricevono da chi le circonda.
Per il team delle Università di Berkeley, Rochester e della California che ha firmato lo studio, gli individui tendono a fondare le proprie convinzioni sul consenso sociale che ottengono nel loro ambiente, anziché su fatti, dati e prove inoppugnabili. Le implicazioni pratiche di questo comportamento sono evidenti e vanno dalla circolazione virale delle fake news sui social network alla facilità con cui è possibile, praticamente per chiunque, fare disinformazione mirata a fini politici o economici.
AMICO, DAMMI RAGIONE. Ne sono un valido esempio gli scettici del riscaldamento globale, che incuranti di ogni studio, dato, ed evidenza scientifica restano convinti che il ruolo del'uomo nei cambiamenti climatici che ammorbano il pianeta sia minoritario, gonfiato dai media. Secondo gli scienziati questa granitica e falsa convinzione è continuamente rafforzata dal fatto di frequentare, online e nella vita reale, altre persone che la pensano in modo simile e non fanno che confermare la "correttezza" delle loro idee.
Per provare questa teoria i gli scienziati americani hanno condotto un singolare esperimento: hanno chiesto a 500 volontari di guardare centinaia di figure geometriche e cercare un "Daxxy". Si tratta di una parola e di forma inventata, che non esiste, e sulla quale nessuno dei partecipanti al test poteva avere alcuna informazione. Dopo aver osservato ogni forma e aver indicato se si trattasse di un Daxxy o meno, i partecipanti al test hanno ricevuto un feedback positivo o negativo e hanno dovuto dichiarare il grado di certezza delle loro affermazioni.
HO RAGIONE (MA SU COSA?). Dai risultati del test emerge come i soggetti, nella maggior parte dei casi, basassero le loro ipotesi sugli ultimi 4 o 5 feedback ricevuti, disinteressandosi di tutti quelli ricevuti in precedenza. La loro curiosità verso il contenuto della prova era venuta meno: i feedback positivi li avevano quasi convinti di essere informati sul tema impossibile.
«È interessante notare che i partecipanti all'esperimento potevano arrivare a 19 ipotesi sbagliate di fila, ma se le ultime 5 erano esatte, si sentivano davvero certi del fatto loro» spiega Luis Martì, primo firmatario della ricerca.
EFFETTO NO VAX. Lo studio sembra confermare per esempio come gli antivaccinisti radicali soffrano dell'effetto Dunning-Kruger, una distorsione cognitiva ben nota in psicologia, a causa della quale individui poco esperti in un campo tendono a non riconoscere la propria e altrui ignoranza e a sopravvalutare le proprie competenze. Diversi studi dimostrano inoltre che - proprio perché i dati, come prova, paiono inefficaci - una volta esposte a prove che smontano le loro convinzioni, queste persone tendono ancora di più a trincerarsi in esse.
NON SIAMO FATTI PER IMPARARE. Ma perché ci comportiamo così? I ricercatori, per ora, non lo sanno e occorre comunque sottolineare come il campione di 500 persone preso in esame sia tutto sommato non particolarmente significativo. Lo studio, sottolinea Martì, si aggiunge alla lunga lista di ricerche che dimostrano come l'uomo non sia una macchina fatta per apprendere e sia costantemente vessato dalle proprie, soggettive e spesso errate, certezze.
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