La possibilità di restare a lungo in apnea e quella di scalare l'Everest senza problemi di ossigeno. La supervista e la resistenza a cancro e diabete. Ci sono popolazioni della Terra che hanno questi superpoteri...
Il Kenya vanta i migliori maratoneti del mondo: il loro segreto? Nei geni e non solo...
Alcune persone hanno capacità che ricordano i superpoteri dei personaggi dei fumetti o dei film di fantascienza. Invece si tratta di caratteristiche diffuse in popoli o tribù che vivono in certi angoli del mondo, capacità che risultano il frutto di adattamenti e del lavoro secolare di alcuni geni. La buona notizia è che, da queste segrete abilità, potrebbe presto nascere la cura per alcune malattie. Altro che fantascienza: ecco qualche esempio di "superpoteri" reali.
IL SEGRETO DEI MARATONETI DEL KENYA. Eliud Kipchoge, campione olimpico di maratona a Rio de Janeiro 2016 (2h03'05") è solo l’ultimo, in ordine di tempo, di una lunga lista: come molti sapranno, il Kenya "produce" i migliori maratoneti del mondo. Il dettaglio che invece potrebbe sfuggire è che la maggior parte di questi corridori proviene da una particolare popolazione, i Kalenjin, che vive nella zona centrale della Rift Valley (l’area dell’Africa orientale dove sarebbero comparsi i primi ominidi della storia). Scienziati e ricercatori li studiano da tempo per scoprire i segreti che consentono di dominare nella corsa sulla lunga distanza.
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La loro dieta ricca di amido, la posizione geografica (vivono a oltre duemila metri di altezza sul livello del mare) e alcuni fattori sociali ed economici sono ritenuti favorevoli alle straordinarie prestazioni sportive.
Tuttavia, si sospetta che un ruolo lo giochino i geni: una ricerca dell’Università di Copenhagen ha infatti messo a confronto la struttura fisica di giovani olandesi con quella di coetanei Kalenjin, evidenziando che questi hanno gambe in media più lunghe e affusolate. Ed è stato dimostrato come gli individui che hanno caviglie e polpacci più piccoli usano l'energia in modo più efficace.
IN APNEA PER 13 MINUTI. I Bajau Laut dell'Indonesia sono chiamati nomadi del mare perché in media passano il 60% della loro vita in acqua. In particolare hanno una non comune capacità di rimanere in apnea: i più esperti possono resistere fino a 13 minuti prima di tornare in superficie per respirare. I ricercatori dell'Università di Copenaghen hanno scoperto che il segreto dei Bajau è la loro milza, più grande della norma (fino al 50%). Secondo gli scienziati, infatti, alla dimensione della milza è collegata la capacità di rendere il sangue più ricco di ossigeno, condizione che consente di rimanere sott'acqua più a lungo. Questa "anomalia" sarebbe a sua volta provocata da un gene che produce maggiori livelli dell'ormone tiroideo T4.
RESISTENZA A MALATTIE. La sindrome di Laron è un disturbo che causa la mutazione nel recettore dell'ormone della crescita umano, provocando il nanismo. È comune tra i membri di una popolazione di un remoto villaggio dell'Ecuador. Nessuno ci badava, fino a quando il dott. Jaime Guevara-Aguirre, ha scoperto che le persone con questa sindrome risultavano quasi immuni dal diabete e dal cancro. Al contrario, chi non l'aveva era altamente suscettibile al cancro e al diabete.
Per confermare i suoi sospetti, Guevara-Aguirre ha collaborato con lo scienziato italiano esperto di longevità, Valter D. Longo (University of Southern California) e ha eseguito test di laboratorio con siero ottenuto da geni dei pazienti con sindrome Laron. I due ricercatori ritengono che il segreto per questo piccolo miracolo potrebbe risiedere proprio nelle radici genetiche della sindrome di Laron. Da qui lo sviluppo di un progetto che potrebbe consentire di ricavare farmaci per combattere cancro, diabete e altre malattie.
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CUORE BOLIVIANO. Il popolo Tsimane della Bolivia ha un record: è quello col minor rischio di malattie cardiache al mondo. Tra il 2004 e il 2015, i ricercatori hanno testato centinaia di tribù e scoperto che il 90 per cento di loro aveva arterie "chiare", condizione che è direttamente collegata a una minore possibilità di contrarre malattie cardiache.
Non solo, hanno livelli più bassi di pressione sanguigna, colesterolo e glicemia. I ricercatori, in uno studio pubblicato da Lancet, hanno attribuito questa unicità alla dieta e allo stile di vita del popolo Tsimane. Il loro regime alimentare si comporrebbe per il 72% di carboidrati non trasformati, 14% di grassi, la maggior parte non “saturi” e 14% di proteine, ottenute dagli animali che cacciano e dai pesci che catturano. Sono anche molto attivi e lavorano per lunghe ore.
IL SEGRETO DEGLI SHERPA. Scalare l'Everest o un'altra cima del "club degli Ottomila metri", è un'impresa ardua per qualsiasi persona normale. Non lo è per gli sherpa, gli esperti alpinisti che fanno da portatori, guide ecc. per le persone che vanno alla conquista dell'Everest. Una ricerca ha infatti rivelato che i membri di questa popolazione nepalese sono avvantaggiati perché i loro corpi, alle altissime quote, gestiscono meglio l'ossigeno rispetto agli altri. In particolare, in risposta alla diminuzione della quantità di ossigeno, gli sherpa più emoglobina e quindi più globuli rossi per "nutrire" i muscoli . Un meccanismo compensativo che ha lo scopo di incrementare la capacità di trasporto dell’ossigeno.
Questo non dovrebbe essere una sorpresa: gli sherpa infatti vivono sull'Himalaya da oltre 6.000 anni, il che potrebbe aver favorito un adattamento alle temperature estremamente basse e ai ridotti livelli di ossigeno.
Superpoteri al contrario: Uno studio giapponese dimostra che i pazienti di gruppo sanguigno 0 (i "donatori universali") sono anche quelli che corrono il rischio più elevato di non sopravvivere all'emorragia di una ferita grave. | SHUTTERSTOCK
LA SUPERVISTA DEGLI ABORIGENI. Chissà se gli ideatori di Superman nel regalare la "supervista" al loro personaggio si sono ispirati agli aborigeni australiani: questi ultimi infatti possono arrivare ad avere una vista 4 volte migliore di quella di una persona media, al punto che alcuni di loro lavorano come osservatori per l'esercito australiano nell’unità Norforce. Grazie alla loro capacità di vedere in modo nitido anche a lunghe distanze queste persone vengono impiegate per esempio per individuare barche da pesca illegali nelle acque australiane. Secondo Hugh Taylor, professore di oftalmologia dell’Università di Melbourne, questo sarebbe il risultato del modo in cui retina e cervello sono "cablati" tra loro.
Una "modalità" di collegamento che risale al periodo dell'infanzia. I bambini aborigeni, infatti, hanno una probabilità cinque volte inferiore rispetto ai bambini non aborigeni di presentare difetti della vista. Si ritiene che questa straordinaria capacità visiva sia collegata alla natura di cacciatori-raccoglitori degli antichi popoli aborigeni e alla loro necessità di sopravvivere. Ma... c'è un ma. Sfortunatamente, gli aborigeni australiani non conservano a lungo la loro vista straordinaria. A causa di diversi fattori, tra cui scarsa igiene, fumo e diabete, superati i 40 anni corrono un rischio di diventare ciechi 6 volte maggiore rispetto agli altri australiani. Anche i superpoteri vanno coltivati, insomma.
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