La Pasqua cristiana si fissa in base al calendario lunare.
Incredulità di san Tommaso di Caravaggio. Cristo è risorto e apparso agli apostoli, ma narra il Vangelo, San Tommaso è ancora incredulo.
La Pasqua ebraica viene (e veniva) celebrata il quattordicesimo giorno del mese nissàn, cioè in corrispondenza della luna piena di marzo-aprile. Perciò, fino al II secolo, i cristiani celebravano la Pasqua il 14 nissàn per ricordare la morte di Gesù, che, secondo l’evangelista Giovanni, era avvenuta in quel giorno.
Nel libro dell'Esodo contenuto nella Bibbia si racconta che quando gli ebrei erano schiavi in Egitto un angelo della morte, inviato dal dio degli ebrei, si fermò nelle case degli egiziani uccidendo tutti i primogeniti (si tratta dell'ultima leggendaria piaga d'Egitto). Ma passò oltre le case degli ebrei, segnate con il sangue d’un agnello sacrificale. Alle prime luci dell'alba, il popolo ebreo, risparmiato dall'angelo del Signore, partì velocemente per scappare in Palestina. La parola stessa pasqua è legata al verbo ebraico pasah che significa passare oltre.
Ancora oggi la cena pasquale ebraica "rivive" l'evento. Si mangia - secondo la tradizione - l'agnello (che ricorda il sacrificio) con erbe amare (che rammentano l’amarezza della schiavitù) e “pane azzimo” o non lievitato a significare la fretta con cui dovevano uscire dall’Egitto, fretta evidente anche nel modo in cui dovevano consumare quella cena: con i calzari ai piedi e con il bastone in mano, e mangiando di corsa.
Incredulità di san Tommaso di Caravaggio. Cristo è risorto e apparso agli apostoli, ma narra il Vangelo, San Tommaso è ancora incredulo.
La Pasqua cristiana si fissa in base al calendario lunare perché trae origine dalla Pesach, cioè la Pasqua degli ebrei, in coincidenza della quale sarebbe avvenuta la Passione di Cristo.
Gli ebrei ancora oggi utilizzano un calendario i cui mesi durano quanto un ciclo lunare (29 o 30 giorni).
La Pasqua ebraica viene (e veniva) celebrata il quattordicesimo giorno del mese nissàn, cioè in corrispondenza della luna piena di marzo-aprile. Perciò, fino al II secolo, i cristiani celebravano la Pasqua il 14 nissàn per ricordare la morte di Gesù, che, secondo l’evangelista Giovanni, era avvenuta in quel giorno.
LA NUOVA DATA. In seguito prevalse il desiderio di celebrare la risurrezione del Cristo e nel 325 il concilio di Nicea, interpretando un passo di San Paolo, stabilì come data della Pasqua la domenica successiva alla prima luna piena di primavera. Dunque la Pasqua cristiana può cadere in un arco di 35 giorni: dal 22 marzo (nel caso sia plenilunio il 21 marzo, primo giorno di primavera, e il giorno successivo sia domenica) al 25 aprile (nel caso il primo plenilunio sia il 18 aprile e il giorno successivo sia lunedì).
La resurrezione di Cristo.
In dipendenza della data della Pasqua, risultano fissate una serie di feste “mobili”, come la Pentecoste, che si celebra 50 giorni dopo (nel computo si comprende anche la Pasqua), o le Ceneri, 47 giorni prima, che apre il periodo della Quaresima.
PASQUA EBRAICA. Nel 2015 la Pasqua cattolica (5 aprile) coincide con quella ebraica (4-5 aprile). Ma mentre la prima celebra - come detto la risurrezione di Gesù - la Pasqua ebraica commemora la liberazione degli ebrei dalla schiavitù d’Egitto.
Nel libro dell'Esodo contenuto nella Bibbia si racconta che quando gli ebrei erano schiavi in Egitto un angelo della morte, inviato dal dio degli ebrei, si fermò nelle case degli egiziani uccidendo tutti i primogeniti (si tratta dell'ultima leggendaria piaga d'Egitto). Ma passò oltre le case degli ebrei, segnate con il sangue d’un agnello sacrificale. Alle prime luci dell'alba, il popolo ebreo, risparmiato dall'angelo del Signore, partì velocemente per scappare in Palestina. La parola stessa pasqua è legata al verbo ebraico pasah che significa passare oltre.
Ancora oggi la cena pasquale ebraica "rivive" l'evento. Si mangia - secondo la tradizione - l'agnello (che ricorda il sacrificio) con erbe amare (che rammentano l’amarezza della schiavitù) e “pane azzimo” o non lievitato a significare la fretta con cui dovevano uscire dall’Egitto, fretta evidente anche nel modo in cui dovevano consumare quella cena: con i calzari ai piedi e con il bastone in mano, e mangiando di corsa.
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