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Come gli europei divennero bianchi

Uno studio genetico ricostruisce l'origine di tratti biologici dallo sviluppo recente, come la pelle chiara e la capacità di digerire il lattosio. Caratteristiche derivanti dall'incrocio di diverse popolazioni e successive ondate migratorie.

La pelle chiara? Il risultato di più ondate migratorie e della minore esposizione solare.

La pelle chiara è una caratteristica normalmente associata alle popolazioni europee, ma non è sempre stato così. Il nostro pallore, così come l'altezza e la capacità di digerire il lattosio anche da adulti, sono tratti evolutivi arrivati nel Vecchio Continente di recente: solo 8 mila anni fa, gli abitanti dell'Europa apparivano molto diversi da come sono oggi.

UN POPOLO DI MIGRANTI. Gli europei moderni sono il risultato di un mix di tre antiche popolazioni di agricoltori e cacciatori-raccoglitori arrivate in Europa in successive ondate migratorie, a partire da 8 mila anni fa. A tratteggiare il complesso quadro delle nostre origini è statouno studio pubblicato lo scorso settembre su Nature, condotto confrontando il DNA di 83 diversi scheletri umani rinvenuti in siti archeologici di tutta Europa.

PELLE E DIGESTIONE. Ora lo stesso gruppo di ricerca, coordinato dal genetista David Reich della Harvard Medical School di Boston, si è concentrato sui geni del DNA europeo che hanno affrontato la più rigida selezione naturale, individuandone cinque correlati al cambiamento di alimentazione e alla pigmentazione della pelle.

NERI D'EUROPA. Il colore chiaro della nostra pelle è in realtà il risultato dell'espressione di tre diversi geni, ereditati da complesse interazioni e migrazioni all'interno del continente europeo. Quando i nostri antenati uscirono dall'Africa, 40 mila anni fa, avevano la pelle scura, più vantaggiosa alle latitudini soleggiate.
QUESTIONE DI LATITUDINI. Facciamo correre l'orologio avanti di alcune decine di migliaia di anni: 8.500 anni fa, i cacciatori raccoglitori di Spagna, Lussemburgo e Ungheria erano ancora privi dei geni responsabili della depigmentazione dei moderni europei. Avevano, quindi, la pelle scura, a differenza dei coevi cacciatori-raccoglitori del Nord Europa.

Qui, la minore esposizione alla luce aveva favorito la pelle chiara: sette resti umani risalenti a 7.700 anni fa, e rinvenuti nel sito archeologico di Motala (Svezia), presentano le varianti genetiche della pelle chiara (i geni SLC24A5 e SLC45A2), e un terzo gene, responsabile di occhi blu e capelli biondi.

INCONTRO GALEOTTO. Poi, 7.800 anni fa, arrivarono dal Vicino Oriente i primi agricoltori: queste popolazioni recavano entrambe le varianti geniche responsabili della pelle chiara, e dal loro incontro con i cacciatori raccoglitori europei la pelle bianca si diffuse anche in Europa centrale e meridionale, grazie alla diffusione del gene SLC24A5. L'altra variante rimase alle latitudini centro meridionali fino a 5.800 anni fa, per poi confinarsi solo a quelle nordiche.

TOLLERANZA RECENTE. Per quanto riguarda il lattosio, lo studio conferma che 8 mila anni fa, i cacciatori raccoglitori europei non lo digerivano.

Non ci riuscivano neanche i primi agricoltori venuti dal Vicino Oriente, né gli Yamnaya, pastori originari dalle steppe del Mar Nero che arrivando in Europa portarono in dote, 4.800 anni fa, i geni responsabili dell'altezza (un tratto non ereditato dalle popolazioni italiane e spagnole).

La tolleranza al lattosio non si diffuse fino a 4.300 anni fa, con una mutazione del gene LCT che consente anche agli adulti di digerire gli zuccheri presenti nel latte.

UN LEGAME INASPETTATO. Ma che cosa c'entra il lattosio con la pelle bianca? I due tratti potrebbero essere legati alla necessità di massimizzare la sintesi di vitamina D. Le popolazioni sviluppatesi alle alte latitudini potevano avere difficoltà a sintetizzare questa vitamina, per la scarsa esposizione della pelle ai raggi UV.

L'evoluzione potrebbe averle aiutate in due modi: favorendo la pelle chiara, che assorbe più facilmente i raggi solari, e introducendo la tolleranza al lattosio, che permette di fruire della vitamina D naturalmente contenuta nel latte.

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