Passa ai contenuti principali

Un’esplosione titanica nel nucleo della Via Lattea

Due lobi di materia espulsi dal centro della Via Lattea forse prodotti dal buco nero presente nel suo nucleo.

Rappresentazione artistica dei lobi di gas ad altissima velocità espulsi dal nucleo della Via Lattea.

Quando sulla Terra i nostri antenati avevano da poco assunto la posizione eretta, nel cuore della Via Lattea si verificò un’immane esplosione che portò all’espulsione di gas ad una velocità di oltre 3 milioni di km/h. Adesso, circa 2 milioni di anni più tardi, stiamo osservando gli effetti di questo vero e proprio cataclisma galattico: enormi nubi di gas al sotto e al di sopra del piano della nostra Galassia che si estendono per circa 30.000 anni luce.

DUE GIGANTESCHE BOLLE DI GAS IN ESPANSIONE. Queste enormi strutture furono scoperte 5 anni fa dal telescopio spaziale Fermisotto forma di emissione gamma in direzione del centro galattico e successivamente osservate anche alle lunghezze d’onda radio e X.

Ma è stato necessario utilizzare le  eccezionali capacità del telescopio spaziale Hubble (HST) per misurare la velocità e la composizione di questi misteriosi lobi. Adesso, il prossimo obiettivo è quello di determinare la massa della materia “soffiata” via dal nucleo della Galassia, che potrebbe permettere di stabilire la causa di questo evento.
Analizzando lo spetttro della luce proveniente da quasar situati al di là del lobo settentrionale, è stato possibile determinare la velocità di espansione della enorme bolla di gas, la sua temperatura e composizione. | NASA/ESA/STSCI
LE OSSERVAZIONI. Anche se imponenti flussi di particelle cariche sono stati osservati provenire dai nuclei di altre galassie, questa è una opportunità unica per osservare da vicino un fenomeno del genere e, al fine di determinare le caratteristiche di queste strutture, è stato utilizzato lo spettrografo a bordo di HST per analizzare la luce ultravioletta di quasar (galassie con nucleo molto brillante) che prospetticamente si trovano al di là della bolla settentrionale.

Lo spettro della luce proveniente da questi oggetti remoti, attraversando il lobo, ci fornisce preziose informazioni sulla velocità della materia di cui è composto, sulla sua velocità e temperatura. E’ stato così possibile stabilire che questa enorme bolla si sta espandendo alla fantasmagorica velocità di oltre 3 milioni di km/h e che nella materia che la forma sono presenti discrete quantità di silicio, carbonio e alluminio, ad indicare che il gas è stato arricchito da elementi pesanti formatisi all’interno di stelle che hanno poi concluso il loro ciclo evolutivo. La temperatura della materia che forma il lobo è risultata essere di poco inferiore ai 10.000 °C.

Questo è il primo risultato della survey di 20 quasar lontani la cui luce attraversa il gas dei lobi prima di arrivare a noi. Una volta che l’analisi degli spettri di questi oggetti verrà completata sarà possibile stimare la massa di materia che è stata espulsa e l’energia che è stata necessaria per espellerla alla velocità osservata. Questi elementi potranno fornire delle indicazioni sull’origine dell’evento esplosivo.

LE IPOTESI. Le ipotesi che per adesso sono state proposte riguardano una vasta regione di formazione stellare in prossimità del centro della Via Lattea che dà luogo a esplosioni di supernovae in rapida sequenza, oppure, più probabilmente, la “fagocitazione” da parte del buco nero supermassiccio nel centro della nostra Galassia di un ammasso di stelle. Quando ciò accade, il gas surriscaldato dal buco nero viene espulso ad altissima velocità nello spazio profondo. Poiché i due lobi sono giovani rispetto all'età della Via Lattea, dovrebbe trattarsi di un fenomeno di breve durata e queste bolle in espansione possono essere la prova di un evento ricorrente nella storia della Via Lattea, come appunto la cattura di concentrazioni di materia da parte del buco nero centrale.

Commenti

Post popolari in questo blog

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ricercatori hanno analizzat

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano che  L'origine delle specie  cust

Le nuove immagini della nebulosa dell'Aquila

Li chiamano i pilastri della creazione, perché là stanno nascendo nuove stelle e quindi nuovi pianeti. Sono alcune parti della nebulosa dell'Aquila. Il telescopio Hubble li ha fotografati più volte, la prima volta nel 1995. E ora a 20 anni di distanza le nuove foto sono davvero bellissime. E spiegano che cosa sta succedendo in una nursery stellare. Per festeggiare i suoi primi 25 anni di lavoro ( l'anniversario sarà il 24 aprile ),  il telescopio Hubble ha scattato una nuova immagine dei cosidetti  "Pilastri della Creazione"  che si trovano nella Nebulosa dell'Aquila e che furono fotografati per la prima volta nel 1995. La prima foto delle tre enormi e dense colonne di gas e polvere interstellari che racchiudono migliaia di stelle in formazione, è stata giustamente definita una delle 10 migliori immagini scattate da Hubble (vedi gallery sotto). Ma non è soltanto magnifica: ha contribuito ad aumentare notevolmente la nostra comprensione dei fenomeni di