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Leggere i cambiamenti climatici in chiave economica

L'economia dei cambiamenti climatici: il livello dei mari sale di 3 mm l'anno. Servono 50 miliardi l'anno da investire in prevenzione.

La geografia viene ridisegnata dai cambiamenti climatici: non c'è linea di confine che non cambierà a causa dell'innalzamento del livello dei mari. Negli ultimi anni l'allarme è stato lanciato da diversi istituti e organizzazioni, compresa la Banca Mondiale, che in questi giorni rende noti i risultati di uno studio dell'Environmental Research Letters (British Institute of Physics) che proietta la nuova geografia sui Paesi che si affacciano sul mare e su 136 città costiere a rischio, tra cui Napoli. Per i soli interventi di prevenzione, queste città dovrebbero mettere in campo 50 miliardi di dollari l’anno.

Il rischio, secondo lo studio, è quello di dover fare fronte a perdite da 6 miliardi l'anno. In assenza di interventi, tra le città più esposte figurano Guangzhou (Cina), Mumbay e Calcutta (India) e Napoli. E per restare in Italia, la Pianura Padana e fascia costiera veneto-romagnola sarebbero le aree più minacciate dall'innalzamento del livello del mare, con il delta del Po che addirittura figura tra le prime 10 zone critiche a livello globale.

In buona compagnia: sono infatti quindici i Paesi dell'Unione Europea dove la costa è predominante, con circa 70 milioni di cittadini che vivono in prossimità del mare. Le attività economiche che si svolgono a 500 metri dal mare valgono tra i 500 e i 1.000 miliardi di euro, e ci sono 47.500 chilometri quadrati di luoghi costieri identificati come aree ad elevato valore ecologico.

SENZA ACQUA E SENZA CIBO. Il ritmo con cui il livello del mare si sta alzando sarebbe del 60% più rapido di quanto previsto nel 2007 dall'Ipcc, che parlava di un aumento di 2 millimetri l'anno. Il nuovo studio si basa su misurazioni satellitari e indica invece un innalzamento di 3,2 millimetri l'anno.

È uno scenario che prefigura effetti devastanti per 600 milioni di persone, popolazione che si prevede abiterà, nel 2050, le zone costiere del Pianeta, isole e arcipelaghi, che vanno dalla perdita di terreni agricoli ai problemi a carico delle risorse idriche a causa del cuneo salino (il flusso d'acqua salata nelle falde), dalla scomparsa di interi arcipelaghi nel Pacifico alla sempre più difficile gestione di eventi meteorologici estremi. Eventi che influenzeranno i flussi migratori in ogni area del mondo, Mediterraneo incluso.

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