Studiato il genoma dei gibboni, piccoli primati a rischio d’estinzione: dopo aver analizzato tutto il DNA di questi animali gli scienziati hanno scoperto i segreti dei loro cromosomi e quando si sono evoluti.
Un gibbone su un albero. Da notare le lunghe braccia che gli permettono di saltare da un ramo all'altro anche a velocità superiori ai 50 km/h.
I gibboni si sono meritati la copertina dell'ultimo numero della rivistaNature. Dopo un lavoro durato due anni, un gruppo di scienziati coordinato dall’italiana Lucia Carbone, genetista presso la Oregon Health & Science University, ha infatti sequenziato il loro genoma.
L’analisi del DNA di queste piccole scimmie delle foreste tropicali del sud est asiatico, animali tra i più rari al mondo, ci sta aiutando a capire molte loro caratteristiche genetiche, evolutive e morfologiche.
CROMOSOMI AGITATI. Una delle particolarità più interessanti del patrimonio genetico dei gibboni è l’enorme frequenza di riarrangiamenti cromosomici, cioè cambiamenti strutturali del DNA.
Nelle altre specie, inclusa la nostra, queste modificazione causano spesso problemi di salute come l’insorgenza del cancro. Nei gibboni, invece, i riarrangiamenti cromosomici sono numerosissimi e ben tollerati. Ora i ricercatori pensano di sapere cosa provoca questa instabilità: i ricercatori hanno trovato - soltanto nei gibboni - una particolare sequenza di DNA, (che è stata chiamata LAVA) responsabile delle modificazioni durante la divisione cellulare e dell'aumento delle possibilità che avvenga un riarrangiamento cromosomico. Questa scoperta sarà uno strumento in più per capire e curare alcune malattie genetiche umane.
BRACCIA LUNGHE. Grazie all’analisi del DNA di varie specie di gibbone tra cui Asia, una femmina di gibbone dalle guance bianche (Nomascus leucogenys), i ricercatori hanno anche scoperto che questi animali si sono evoluti dalle grandi scimmie circa 17 milioni di anni fa.
Circa 5 milioni di anni fa, da un gibbone ancestrale, si sono poi differenziate nelle numerose specie attuali (sono 16).
Inoltre sono stati trovati indizi genetici che spiegano lo sviluppo delle lunghe braccia e della estrema mobilità delle spalle grazie ai quali questi primati, nostri vicini parenti insieme a scimpanzé, orango e gorilla, possono spostarsi da un ramo a un altro anche a 50 chilometri all’ora.
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