Passa ai contenuti principali

Il cervello specializzato degli animali dominanti

Un particolare insieme di regioni cerebrali è più sviluppato in chi comanda, un altro in chi deve ricevere ordini. La leadership non è solo una questione di stazza, ma ha un preciso risvolto neurologico: vale per le scimmie, e forse anche per l'uomo.

Il maschio alpha ha la stoffa per comandare. Anche a livello cerebrale.

Per fare il capo nel regno animale non occorrono solo la giusta stazza e una buona dose di aggressività. Serve anche cervello: alcune aree cerebrali sono più sviluppate e lavorano meglio negli animali alla guida di un gruppo. Anche gli esemplari all'altra estremità della catena di comando, quelli destinati a ricevere ordini, mostrano una spiccata - ma diversa - specializzazione cerebrale.

È quanto emerge da uno studio compiuto sui macachi che potrebbe valere anche per gli altri primati, uomo incluso. Le differenze potrebbero rispecchiare un'innata predisposizione alla leadership (o al contrario, a lasciarsi comandare), un adattamento del cervello alle proprie condizioni di vita o entrambe le cose, come si legge nello studio pubblicato su PLOS Biology.

AFFINITÀ TRA LEADER. Per la ricerca sono state utilizzate le scansioni cerebrali in risonanza magnetica funzionale (fMRI) di 25 macachi già ottenute per un altro studio, ancora in corso, su memoria e processi decisionali. Comparando lo status sociale dei primati con le immagini del loro cervello i ricercatori hanno osservato come, indipendentemente da genere o età dell'animale, gli individui dominanti avessero alcune sorprendenti caratteristiche cerebrali in comune.
PIÙ GRANDI E PIÙ EFFICIENTI. Nelle scimmie con doti di leadership tre parti del cervello - l'amigdala, l'ipotalamo e i nuclei del rafe - sono risultate più sviluppate che negli altri esemplari. Una analoga anomalia, diversamente localizzata, si è osservata all'opposto della catena di comando: nei macachi subordinati, sono risultate più grandi le regioni dello striato.

In entrambi i casi i network di regioni più sviluppate sono risultati anche meglio coordinati e maggiormente sincronizzati di quanto non fossero nei cervelli scimmie che si trovavano "nel mezzo": né al comando né tra gli ultimi.

ALLA BASE DELLA DIPLOMAZIA. Secondo i ricercatori le aree evidenziate svolgono un ruolo cruciale nel negoziare le situazioni sociali, interpretare i segnali emotivi, imparare le conseguenze di certe azioni e in altre situazioni che possono tornare utili nella vita di gruppo.

«A entrambe le estremità della gerarchia servono specifiche abilità per avere successo, e quindi c'è una più alta domanda di attività neurale in particolari aree del cervello» spiega MaryAnn Noonan, a capo dello studio. «La dimostrazione che la capacità di dominare non dipende solo dall'aggressività e dalla forza fisica, ma dalla capacità di negoziare e di stringere coalizioni».
LEADER SI NASCE, E SI DIVENTA. La ricerca non chiarisce se queste peculiarità cerebrali siano innate o acquisite: «Probabilmente entrambe le cose. Si può immaginare che se si viene da una "buona famiglia" di scimmie forti e muscolose, si erediteranno questi geni e un certo setup cerebrale sin dalla nascita. Ma per avere successo e sopravvivere bisogna anche sapersi adattare, e quindi anche il cervello si adatta alle situazioni imposte dalla vita».

E NELL'UOMO? Le regioni cerebrali osservate esistono anche nel nostro cervello, dove - fa notare Noonan - rivestono un ruolo analogo. Non c'è alcuna buona ragione quindi, per dubitare che le stesse peculiarità si possano osservare anche nell'uomo.

Ma questo punto apre una serie di problemi. Innanzi tutto di natura teorica: il cervello di un leader lavora meglio in alcune regioni perché "si è nati per il potere" o semplicemente perché si adatta, a lungo andare, alle capacità richieste dal quel ruolo (per esempio saper negoziare ed essere attenti alle esigenze di chi governa)? Perché è probabile che nel cervello di un tennista lavorino meglio le aree preposte alla coordinazione occhio mano, e in quello di un interprete quelle coinvolte nella memorizzazione delle lingue straniere. E nessuno ci ha mai detto che interpreti si nasce.

INCASTRATI NEL DETERMINISMO. Il secondo, più complesso, è di natura etica. Se i risultati valessero anche per l'uomo, vorrebbe dire che è la conformazione del cervello a stabilire se saremo leader o comandati? O che, peggio ancora, sono i nostri geni, e non l'educazione che riceveremo, e gli sforzi che compiremo, a decidere che ruolo occuperemo nella società?

Per ora, i ricercatori si limitano ad affermare che, per l'uomo, il concetto di "dominanza" è più complesso. Chi è il leader della squadra di calcetto potrebbe essere l'ultima ruota del carro in ufficio, ma diventare un dirigente d'azienda fra 5 anni. Nel cervello umano le differenze, ammesso che ci siano, potrebbero essere più fluide e difficili da osservare.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dengue, aumentano i casi in Italia: da dove arriva e perché sta crescendo il virus delle zanzare

Sono 500 i casi di Dengue confermati nel nostro Paese da gennaio 2024. Il maxi focolaio di Fano con oltre 100 contagi fa temere un'ulteriore diffusione.     Sangue in provetta L'aumento vertiginoso dei casi di  Dengue  – infezione trasmessa dalle zanzare del genere  Aedes , come la zanzara tigre – fa salire l'attenzione su una malattia che l'Oms aveva già inserito tra le  10 minacce per la salute globale  ancor prima dell'ondata epidemica attuale. I timori si alimentano anche in Italia, con il recente focolaio scoppiato a Fano, nelle Marche, che finora registras 102 casi accertati e altri dieci probabili.   Già il 2023 era stato un anno record, con oltre  6 milioni di contagi  e casi autoctoni registrati anche in zone, come l'Europa e l'Italia, in cui la malattia non è normalmente presente (ma è a volte diagnosticata nei viaggiatori provenienti da aree a rischio). Tuttavia, le cifre relative ai primi mesi del 2024 sono state capaci di sb...

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ri...

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano ...