Boschi, deserti, oceani e praterie valgono l’astronomica cifra di 145mila miliardi di dollari l’anno; è la stima dei servizi ambientali fondamentali che gli ecosistemi forniscono alla nostra specie. E che stiamo dilapidando.
Un bosco in Gran Bretagna.
L’aria che respiriamo, il suolo che coltiviamo, l’acqua che beviamo, i pesci che peschiamo, il legname, i frutti. E anche una passeggiata nel bosco o un’arrampicata in montagna o la protezione dagli uragani o dagli tsunami.
Sono tutte risorse che prendiamo dalla natura, praticamente senza pagare, e senza neppure salvaguardare le fonti di questi che gli ecologi definiscono “servizi degli ecosistemi”. Sono gratis, ma senza di essi non potremmo vivere.
Quanto costa?
Gli economisti studiano da anni come classificare questi servizi, quali ambienti siano più preziosi e quanto valga ogni ecosistema. L’ultimo calcolo ha portato a una cifra altissima: 145 mila miliardi di dollari Usa l’anno (con valore del 2007).
È circa il doppio del prodotto interno lordo dell’intero pianeta (che è di 71 mila miliardi di dollari) e 72 volte quello dell’Italia. La cifra è frutto del lavoro di un gruppo di studio guidato dall’economista americano Robert Costanza, che adesso lavora all’università nazionale di Canberra, in Australia, ed è l’aggiornamento di un’altra stima, pubblicata nel 1997 sempre da Costanza, che parlava di (soli) 46 mila miliari di dollari, sempre in valore 2007.
Sono tutte risorse che prendiamo dalla natura, praticamente senza pagare, e senza neppure salvaguardare le fonti di questi che gli ecologi definiscono “servizi degli ecosistemi”. Sono gratis, ma senza di essi non potremmo vivere.
Quanto costa?
Gli economisti studiano da anni come classificare questi servizi, quali ambienti siano più preziosi e quanto valga ogni ecosistema. L’ultimo calcolo ha portato a una cifra altissima: 145 mila miliardi di dollari Usa l’anno (con valore del 2007).
È circa il doppio del prodotto interno lordo dell’intero pianeta (che è di 71 mila miliardi di dollari) e 72 volte quello dell’Italia. La cifra è frutto del lavoro di un gruppo di studio guidato dall’economista americano Robert Costanza, che adesso lavora all’università nazionale di Canberra, in Australia, ed è l’aggiornamento di un’altra stima, pubblicata nel 1997 sempre da Costanza, che parlava di (soli) 46 mila miliari di dollari, sempre in valore 2007.
Calcoli complessi
Il numero è il risultato di un lavoro immane, frutto di discussioni anche vivaci e di profonde analisi. Per esempio nel 2005 fu pubblicato il Millennium ecosystem assessment, un rapporto steso da 1300 scienziati sulla salute e la necessità di proteggere gli ecosistemi del pianeta. Un’altra iniziativa planetaria è stata Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) che calcolato quanto valga ogni singolo ambiente e quale potrebbe essere la politica migliore da adottare per proteggerli e avere i servizi anche per le prossime generazioni. Il lavoro di Costanza ha calcolato non solo il valore degli ecosistemi terrestri, ma anche quanto abbiamo perso dal 1997 (l’anno della sua prima valutazione) al 2011, cui si riferiscono i valori dell’ultimo articolo. Costanza dice che la perdita di superficie “pregiata”, sotto forma di foreste, barriere coralline e aree umide, ci è costata 20,2 mila miliardi di dollari.
Il numero è il risultato di un lavoro immane, frutto di discussioni anche vivaci e di profonde analisi. Per esempio nel 2005 fu pubblicato il Millennium ecosystem assessment, un rapporto steso da 1300 scienziati sulla salute e la necessità di proteggere gli ecosistemi del pianeta. Un’altra iniziativa planetaria è stata Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) che calcolato quanto valga ogni singolo ambiente e quale potrebbe essere la politica migliore da adottare per proteggerli e avere i servizi anche per le prossime generazioni. Il lavoro di Costanza ha calcolato non solo il valore degli ecosistemi terrestri, ma anche quanto abbiamo perso dal 1997 (l’anno della sua prima valutazione) al 2011, cui si riferiscono i valori dell’ultimo articolo. Costanza dice che la perdita di superficie “pregiata”, sotto forma di foreste, barriere coralline e aree umide, ci è costata 20,2 mila miliardi di dollari.
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