Tracce di un verme parassita (lo Schistosoma) rinvenute in un sito funebre della Mezzaluna Fertile risalente a 6200 anni fa: proverebbero che già all'epoca erano in uso, nella regione, avanzate tecniche agricole e di irrigazione dei campi.
Una delle prime testimonianze di infezione parassitica sull'uomo è stata rinvenuta in una tomba di 6200 anni fa, in un sito funerario a Tell Zeidan, nell'attuale Siria. L'uovo di un verme del genere Schistosoma - responsabile della schistosomiasi, un'infezione parassitaria che ogni anno colpisce 200 milioni di persone nel mondo - è stato ritrovato nel terreno di sepoltura di un bambino appartenente a un'antica comunità agricola.
Temibili ospiti
I parassiti del genere Schistosoma che infettano l'uomo - ne esistono di tre diverse specie - si annidano nei molluschi d'acqua dolce, e penetrano nell'organismo attraverso la pelle, fino a raggiungere le vene che raccolgono il sangue dall'intestino o dalla vescica. Una volta infestato il corpo dell'ospite producono moltissime uova che in parte vengono espulse con l'urina o con le feci, e in parte rimangono nell'organismo scatenando violente reazioni immunitarie e gravi conseguenze come sanguinamenti intestinali o vescicali, problemi a reni e fegato, anemia, lesioni diffuse e persino alcune forme di tumore.
Con le gambe a mollo
La schistosomiasi colpisce per lo più contadini o pescatori che rimangono a lungo con gli arti nell'acqua. Lo sviluppo dell'agricoltura e la diffusione di particolari tecniche irrigue o di raccolta dell'acqua sono quindi - ancora oggi - tra le cause principali della diffusione della malattia. L'uovo ritrovato nella tomba siriana proviene, non a caso, dalla Mezzaluna Fertile, il territorio compreso tra i fiumi Tigri ed Eufrate dove 7500 anni fa furono ideate le prime, efficaci tecniche di irrigazione.
I parassiti del genere Schistosoma che infettano l'uomo - ne esistono di tre diverse specie - si annidano nei molluschi d'acqua dolce, e penetrano nell'organismo attraverso la pelle, fino a raggiungere le vene che raccolgono il sangue dall'intestino o dalla vescica. Una volta infestato il corpo dell'ospite producono moltissime uova che in parte vengono espulse con l'urina o con le feci, e in parte rimangono nell'organismo scatenando violente reazioni immunitarie e gravi conseguenze come sanguinamenti intestinali o vescicali, problemi a reni e fegato, anemia, lesioni diffuse e persino alcune forme di tumore.
Con le gambe a mollo
La schistosomiasi colpisce per lo più contadini o pescatori che rimangono a lungo con gli arti nell'acqua. Lo sviluppo dell'agricoltura e la diffusione di particolari tecniche irrigue o di raccolta dell'acqua sono quindi - ancora oggi - tra le cause principali della diffusione della malattia. L'uovo ritrovato nella tomba siriana proviene, non a caso, dalla Mezzaluna Fertile, il territorio compreso tra i fiumi Tigri ed Eufrate dove 7500 anni fa furono ideate le prime, efficaci tecniche di irrigazione.
La prova inconfutabile
La presenza del parassita in una tomba di questa regione, quindi, potrebbe testimoniare che in quei luoghi già 6200 anni fa erano diffuse particolari tecniche di irrigazione. Per escludere che il parassita sia stato portato nel sito in tempi recenti, i ricercatori dell'Università di Cambridge (Inghilterra) hanno esaminato campioni di suolo vicino all'addome dello scheletro (dove ci si aspetterebbe di trovare il parassita) ma anche vicino a testa e piedi, per controllare che quello infetto fosse davvero il corpo del bambino e non solo il terreno in cui riposava. I test hanno confermato la presenza dell'uovo solo nel terreno vicino all'addome.
Esondazioni controllate
Anche se il tempo ha cancellato le prove di avanzate tecniche di irrigazione nella regione, a Tell Zeidan sono state trovate antiche tracce della coltivazione di grano e orzo. In questa parte di Siria si incontrano i fiumi Eufrate e Balikh: l'ipotesi è che nei periodi di piena, quando i fiumi esondavano, la popolazione trattenesse l'acqua sui campi con un sistema di sbarramenti, una tecnica sfruttata ancora oggi, che consente di tenere il suolo irrigato a lungo. In questa fanghiglia, i contadini lavoravano per gran parte del giorno, con gli arti immersi nell'acqua ed esposti agli attacchi del parassita.
La presenza del parassita in una tomba di questa regione, quindi, potrebbe testimoniare che in quei luoghi già 6200 anni fa erano diffuse particolari tecniche di irrigazione. Per escludere che il parassita sia stato portato nel sito in tempi recenti, i ricercatori dell'Università di Cambridge (Inghilterra) hanno esaminato campioni di suolo vicino all'addome dello scheletro (dove ci si aspetterebbe di trovare il parassita) ma anche vicino a testa e piedi, per controllare che quello infetto fosse davvero il corpo del bambino e non solo il terreno in cui riposava. I test hanno confermato la presenza dell'uovo solo nel terreno vicino all'addome.
Esondazioni controllate
Anche se il tempo ha cancellato le prove di avanzate tecniche di irrigazione nella regione, a Tell Zeidan sono state trovate antiche tracce della coltivazione di grano e orzo. In questa parte di Siria si incontrano i fiumi Eufrate e Balikh: l'ipotesi è che nei periodi di piena, quando i fiumi esondavano, la popolazione trattenesse l'acqua sui campi con un sistema di sbarramenti, una tecnica sfruttata ancora oggi, che consente di tenere il suolo irrigato a lungo. In questa fanghiglia, i contadini lavoravano per gran parte del giorno, con gli arti immersi nell'acqua ed esposti agli attacchi del parassita.
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