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Il mistero della mosca di Isabella di Aragona

La larva di una mosca originaria delle Americhe scoperta nel sarcofago di Isabella di Aragona apre nuove ipotesi sulle origini della Hermetia illucens conosciuta con il soprannome di "mosca soldato nera".

A sinistra Isabella di Aragona. A destra, gli inaspettati ospiti trovati nel suo sarcofago.

Esumando il corpo di Isabella di Aragona, morta e sepolta a Napoli nella prima metà del 16esimo secolo, i ricercatori dell'Università di Pisa hanno scoperto, quello che potrebbe essere considerato un vero e proprio rompicapo zoologico: all'interno del sarcofago - rimasto chiuso per secoli - c’era la larva di una mosca segnalata per la prima volta in Europa solo poco più di cento anni fa.

La Hermetia illucens, questo il nome scientifico della mosca la cui larva è stata rinvenuta, è considerata originaria del continente Americano, ma ormai la si può incontrare in molti Paesi del sud Europa, tra i quali l'Italia. Tuttavia, il primo avvistamento dell'insetto risale ai primi anni del secolo scorso. La domanda che si sono fatti i ricercatori è quindi: come è possibile che una larva di questo insetto fosse rinchiusa nella tomba di Isabella di Aragona che risale al 1524?

Mosca Carnaria
Le larve di mosca soldato nera, questo il soprannome non scientifico di questa specie, sono considerate dei veri e propri spazzini a causa della loro voracità, però tra le loro caratteristiche c'è quella di preferire la carne fresca. «Le larve di Hermetia illucens si nutrono di carne di corpi deceduti da poco giorni, non di mummie o di cadaveri molto antichi - spiega Gino Fornaciari, professore di storia della medicina e professore di paleontologia e archeologia funeraria dell'Università di Pisa, a Focus.it. - Quindi è da escludere che sia entrata nel sarcofago di Isabella di Aragona secoli dopo la sua morte. Anzi, possiamo dire che con questo ritrovamento abbiamo la prova che questa specie era presente nel nostro continente diversi secoli prima di quanto si pensasse».
Galeoni o Caravelle?
La scoperta della larva è stata fatta proprio dal professor Fornaciari esumando il corpo di Isabella e ha aperto nuove teorie sulle origini delleHermetia illucens, che secondo alcuni potrebbe aver raggiunto l'Europa secoli fa attraverso lo stretto di Bering, o sul fatto che la larva trovata appartenga davvero a questa specie. In ogni caso, la teoria del Professor Fornaciari è probabilmente la più semplice e credibile. «Con ogni probabilità, - spiega Fornaciari - un galeone spagnolo proveniente dalle Americhe trasportò larve della Hermetia illucens in cadaveri di topi presenti sull'imbarcazione o nella carne andata a male che portava nella stiva, attraccando al porto di Napoli uno o più imbarcazioni permisero all'insetto di arrivare in Europa. Possiamo anche ipotizzare, - scherza Fornaciari, - che già le prime caravelle di Cristoforo Colombo avessero larve di questa specie nel loro viaggio di ritorno, ma non potremo mai provarlo».

La Duchessa sfortunata
Esaminando i resti di Isabella, prima Duchessa di Milano, ma confinata da Ludovico il Moro con il marito Gian Galezzo nel castello di Pavia, e poi di Bari, Gino Fornaciari era già venuto a conoscenza di un altro piccolo segreto. 

Esaminando i capelli e i denti della duchessa si sono scoperte elevate tracce di mercurio, i denti in particolare erano ricoperti da un patina nera, venutasi a creare proprio a colpa di un'intossicazione da mercurio. Però non si pensi che qualcuno abbia voluto avvelenare Isabella, assumeva dosi massicce di mercurio volontariamente, perché il farlo era considerato nell'Italia del 16esimo secolo, erroneamente, un valido rimedio per curare la sifilide.

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