L'Anak Krakatoa è ora alto 110 metri, contro i 338 originari. È stato il materiale finito in mare a provocare l'onda anomala che ha ucciso centinaia di persone.
Il pericolo che viene dal mare: l'Anak Krakatoa in una delle sue passate attività eruttive.
Il vulcano indonesiano che il 22 dicembre 2018 ha eruttato provocando uno tsunami che ha ucciso almeno 426 persone sembra aver perso due terzi della sua altezza iniziale, nel collasso che ha scatenato l'onda anomala. Una sezione del cratere dell'Anak Krakatoa, uno dei vulcani più pericolosi al mondo, si era staccata franando sul fondale dello Stretto della Sonda, causando una frana sottomarina che aveva sollevato il muro d'acqua.
ASPETTO STRAVOLTO. Ora un'analisi dell'Agenzia indonesiana di Vulcanologia rivela che il settore sudoccidentale del vulcano si è accorciato, nella sua parte emersa, passando dai 338 metri originari a 110 metri di altezza. Nel corso dell'eruzione si sono riversati in mare dai 150 ai 180 milioni di metri cubi di materiale, tra roccia e ceneri, mentre la sommità del vulcano che un tempo era visibile dagli osservatori scientifici, ora non lo è più.
Anche le immagini satellitari catturate dall'agenzia spaziale giapponese mostrano una sezione di vulcano ampia 2 chilometri quadrati sparire nell'oceano durante l'evento del 22 dicembre.
COMPARSO DAL NULLA. L'Anak Krakatoa o Anak Krakatua, il cui nome significa "figlio del Krakatoa", era emerso dall'acqua nel 1928, in seguito all'attività vulcanica nel cratere del Krakatoa, tristemente famoso per la violentissima eruzione esplosiva che nel 1883 uccise 36 mila persone. Il livello di allerta sul vulcano è stato innalzato al secondo livello più alto sui quattro della scala di rischio, mentre la zona di esclusione è stata estesa dai due ai cinque chilometri di raggio di distanza dal monte.
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