Passa ai contenuti principali

Deicing: perché è necessario eliminare il ghiaccio dalla superficie degli aerei

Con l’arrivo del freddo, per i jet si ripresenta il problema della formazione di ghiaccio, una eventualità che può risultare pericolosa. Ecco come si affronta, prima del decollo e durante il volo.

deicing-aereo

Si chiama deicing, è l'operazione con cui si provvede alla rimozione di neve e ghiaccio dalle superfici di un aereo. Perché la formazione di ghiaccio può risultare pericolosa? Innanziutto perché, con il ghiaccio, il profilo dell’ala cambia forma: l’aereo assume caratteristiche aerodinamiche diverse da quelle con cui è progettato (con tutta una serie di conseguenze sulle modalità con cui risponde ai comandi). In più, sempre restando agli effetti sulle ali, il movimento dei flap (parti mobili dell’ala, impiegate in decollo e atterraggio) può risultare ostacolato da un punto di vista meccanico. 

Nel corso delle operazioni di deicing, quattro mezzi spruzzano liquido antigelo nelle direzioni indicate dalle frecce. | ILLUSTRAZIONE DI MARCO PATERNOSTRO
Un'altra zona interessata dalla formazione di ghiaccio è la parte anteriore dei motori, da cui i propulsori "inspirano" l'aria necessaria per funzionare: in questo caso la superficie di imbocco si riduce e con essa la quantità d’aria catturata, peggiorando così le prestazioni dei propulsori. Infine il ghiaccio aumenta la resistenza dell'aereo. 

In genere l'operazione di deicing dura 10/15 minuti ed è condotta impiegando mezzi speciali che, in una apposita area della pista, spruzzano una miscela di acqua e liquido antigelo (killfrost) a una temperatura di 62/63 °C, nelle direzioni indicate nel disegno.

Attorno a ogni aereo devono lavorare contemporaneamente 4 mezzi per il deicing. Lo scalo internazionale di Francoforte, per dire, ne ha 58. A Fiumicino, dove il clima è migliore, ce ne sono 4 in tutto.

Il diagramma mostra la probabilità della formazione di ghiaccio in funzione dell'altitudine e della temperatura. | FOCUS
PERCHÉ SI FORMA? Il ghiaccio si forma in seguito all’impatto dell’aereo contro gocce d’acqua sospese nell’aria, in presenza di certe condizioni atmosferiche, con maggiori probabilità a temperature comprese tra –15 e 0 °C.
Significa che sotto i 3 mila metri (dunque, anche quando l’aereo è fermo in pista) si ha un alto rischio solo d’inverno.

Oltre questa quota, l’influenza delle condizioni a terra non si sente più e il “pericolo” non dipende dalla stagione: la temperatura resta nell’intervallo di “alto rischio” fino a 5 mila metri circa, per poi allontanarsene con l’aumentare dell’altitudine.

E SE IL GHIACCIO SI FORMA IN VOLO? Per rimuovere il ghiaccio che si forma in volo sulle ali, sono impiegati sistemi pneumatici come guaine che, al comando del pilota, si gonfiano e rompono la superficie ghiacciata. Una variante: una serie di camere d’aria, gonfiandosi in sequenza, rompe il ghiaccio e poi ne favorisce il distacco. Altro sistema: si riscaldano le ali e altre superfici, con resistenze elettriche o convogliando gas caldi dall’interno dei motori.
Alcuni sistemi per rimuovere il ghiaccio sull'aereo in volo.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dengue, aumentano i casi in Italia: da dove arriva e perché sta crescendo il virus delle zanzare

Sono 500 i casi di Dengue confermati nel nostro Paese da gennaio 2024. Il maxi focolaio di Fano con oltre 100 contagi fa temere un'ulteriore diffusione.     Sangue in provetta L'aumento vertiginoso dei casi di  Dengue  – infezione trasmessa dalle zanzare del genere  Aedes , come la zanzara tigre – fa salire l'attenzione su una malattia che l'Oms aveva già inserito tra le  10 minacce per la salute globale  ancor prima dell'ondata epidemica attuale. I timori si alimentano anche in Italia, con il recente focolaio scoppiato a Fano, nelle Marche, che finora registras 102 casi accertati e altri dieci probabili.   Già il 2023 era stato un anno record, con oltre  6 milioni di contagi  e casi autoctoni registrati anche in zone, come l'Europa e l'Italia, in cui la malattia non è normalmente presente (ma è a volte diagnosticata nei viaggiatori provenienti da aree a rischio). Tuttavia, le cifre relative ai primi mesi del 2024 sono state capaci di sb...

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ri...

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano ...