Con largo anticipo rispetto alle previsioni, occorre aggiornare i dati del campo magnetico utili per la navigazione. Che cosa sappiamo di quanto succede nel nucleo della Terra?
Il campo magnetico si estende per molte migliaia di chilometri oltre la superficie terrestre. Circonda e protegge il pianeta, per esempio dal vento solare, che investe la magnetosfera a 700 km al secondo. Conosciamo ancora poco la struttura della Terra e il geomagnetismo nasconde ancora molte sorprese.
Il campo magnetico terrestre è fondamentale per la vita sul nostro pianeta, perché lo protegge dai raggi cosmici e dalle radiazioni letali provenienti dal Sole, che altrimenti lo sterilizzerebbero. È prodotto qualche migliaio di chilometri sotto i nostri piedi dai moti che avvengono all'interno del nucleo, in particolare del nucleo esterno, composto soprattutto da ferro che - per la pressione e le temperature estremamente elevate, resta liquido: un fluido metallico in continuo movimento che crea correnti elettriche che, a loro volta, generano il campo magnetico.
Il fenomeno, però, non è stabile nel tempo. Cambia, e questo è noto da tempo agli scienziati, ma attualmente c'è qualcosa di particolare che ha messo in apprensione i ricercatori, preoccupati al punto che si sono dati un appuntamento ad hoc per il prossimo 30 gennaio, per discutere l'aggiornamento anticipato del World Magnetic Model - un codice di dati che fa da riferimento per la moderna navigazione, dal "semplice" Google Maps che abbiamo sugli smartphone ai sistemi a bordo delle navi.
Di tanto in tanto il sistema viene aggiornato proprio perché il campo magnetico muta nel tempo, ma l'ultima volta è successo nel 2015 e nessuno pensava di doverci mettere mano prima del 2020. La sorpresa è invece che il campo magnetico terrestre sta mutando così rapidamente che i ricercatori sono dovuti correre ai ripari molto prima del previsto. Arnaud Chulliat, geomagnetista all'Università del Colorado Boulder e al NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), afferma che «la discrepanza tra i dati che stiamo rilevando negli ultimi mesi ci dice che c'è qualcosa di anomalo sia in prossimità del polo magnetico, sia nelle profondità del pianeta».
ALTRE ANOMALIE. Non è solo il nord magnetico a mostrare anomalie: nel 2016 il campo magnetico sotto l'Oceano Pacifico orientale, sotto gran parte del nord del Sud America e sotto una parte dell'Oceano Atlantico ha mostrato un picco di intensità, registrato da satelliti come Swarm, dell'Agenzia spaziale europea. In quelle regioni del pianeta si sono verificati diversi problemi con i GPS, attribuiti a malfunzionamenti dei satelliti finché non si è capito che erano correlati al campo magnetico terrestre.
Con tutto ciò, nessuno pensa che sia in atto qualcosa di catastrofico all'interno del pianeta: si tratta solo di anomalie che, seppure difficili da spiegare, rientrano nell'enorme complessità del meccanismo che causa il campo magnetico. Per Arnaud Chulliat, «il fatto che dobbiamo ricorrere velocemente alla modifica dei dati può dipendere dal fatto che l'impulso registrato nel 2016 è avvenuto subito dopo avere aggiornato i dati del World Magnetic Model, che perciò sono diventati obsoleti nonostante fossero recenti. In più, dobbiamo considerare che il nord magnetico ha visto un'accelerazione nel movimento in atto almeno dal 1800, probabilmente legata a un getto ad alta velocità che si è verificato nel ferro liquido in profondità, in corrispondenza del Canada».
Il getto ha ovviamente interessato solo il nucleo del pianeta, ma ha fatto sentire le conseguenze fin sulla superficie. Se alla metà degli anni Novanta la velocità di spostamento del polo nord magnetico della Terra era di circa 15 chilometri all'anno, adesso pare essere di ben 55 chilometri all'anno: il polo nord magnetico, che nel 2001 si trovava nell'Oceano Artico, nel 2018 ha attraversato la linea della data internazionale e si sta muovendo verso la Siberia.
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