In occasione di Halloween vi raccontiamo dove si fa “stregoneria” sul serio, tra antichi culti e tradizioni tutte italiane.
Il rogo folkloristico della Giubiana a Canzo (Co): l’ultimo giovedì di gennaio, si brucia il pupazzo di una vecchia. Nella tradizione, una strega alta e magra che mangiava i bambini.
Dolcetto o scherzetto? Tutti conoscono l’adagio ripetuto alla porta nella notte di Halloween. Ma sapevate che esistono streghe e stregoni organizzati, all’opera tutto l’anno, che pensano di non scherzare affatto? Si definiscono gli eredi delle vittime della storica caccia alle streghe, i continuatori di un’antica religione che ha al centro il culto di Diana, la dea romana della caccia (Artemide per i Greci).
Sono i seguaci della wicca, la moderna stregoneria di cui si stimano 1-2 milioni di praticanti nel mondo. Sono diffusi soprattutto nei Paesi anglosassoni: lo storico Ronald Hutton parla di 250 mila praticanti in Gran Bretagna. Ma non mancano anche in Italia (vedi cartina in basso).
Leggono il futuro nei tarocchi, usano simboli come la bacchetta o il pentacolo (la stella a cinque punte), celebrano la Festa della Luna piena e sottopongono aspiranti streghe e stregoni a tre gradi di iniziazione: due pubblici e uno segreto.
RADICI. Le moderne streghe riprendono pratiche che erano rimaste vive nella tradizione. E, in particolare, la wicca ha una profonda radice italiana: una delle sue basi sono infatti le rivelazioni che una strega toscana, Margherita Taleni, rilasciò a uno studioso di folklore americano, Charles Godfrey Leland (1824-1903). Che andò a caccia di streghe fra l’Emilia e la Toscana. E ottenne da Margherita un manoscritto che pubblicò nel 1899 come Aradia, o il Vangelo delle streghe, divenuto un testo fondamentale della wicca.
Scrive Leland nella presentazione del suo vangelo: “La strega italiana nella maggior parte dei casi viene da una famiglia in cui la sua arte è stata praticata da molte generazioni. Non ho dubbi che ci siano esempi la cui origine risale al Medioevo, all’antica Roma o forse all’epoca etrusca”.
Nel Vangelo delle streghe c’è una parte mitica che spiega come la dea Diana mandò sulla terra la figlia Aradia per insegnare agli uomini, soprattutto ai poveri e agli schiavi, l’arte della stregoneria. E una parte pratica su scongiuri, formule e pozioni magiche per ottenere risultati in amore, salute, affari, sulla creazione di talismani (come limoni conficcati di spilli), fino ai menù per le adunate notturne, i sabba.
LA SIGNORA DEL SABBA. «Che la stregoneria o parte di essa fosse davvero la religione di Diana pare confermato da uno dei primi processi storici alle streghe in Italia, quello di Pierina Bugatis e Sibilla Zanni, bruciate a Milano, nel 1370, in piazza Sant’Eustorgio» spiega Davide Marrè, presidente del Circolo dei Trivi a cui fanno capo i gruppi wicca italiani. «All’inquisitore entrambe le donne parlarono di adunate notturne (sabba) il giovedì, dirette da una Signora del Gioco, una sacerdotessa che mostrava piedi di capra, il busto e il volto di donna, vedeva il futuro e iniziava all’arte magica». Aveva anche il potere di fare ritornare in vita gli animali. Un riferimento dunque a una Diana-sciamana, ha concluso la filosofa Luisa Muraro, autrice di un libro sull’argomento. Le riunioni si trasformavano in banchetti e qualche volta si faceva sesso collettivo.
Le radici della stregoneria, quindi, affondano nelle religioni pagane. Ha mostrato questo legame un altro studioso di folklore, Carlo Ginzburg, nella sua indagine sui “benandanti” del Friuli. Erano membri di congreghe che proteggevano villaggi e campi dalle streghe. Ma furono comunque perseguitati dall’Inquisizione, per i loro riti che richiamavano le pratiche degli sciamani: andavano in trance e raccontavano di lasciare il loro corpo per trasformarsi in animali e partecipare a una battaglia contro streghe e stregoni, intesi come forze del male. Se vincevano i benandanti, il raccolto sarebbe stato buono. Molti dei loro riferimenti erano cristiani: un esempio di sincretismo religioso, cioè di mescolanza fra le pratiche pagane e il cristianesimo.
BANDO TOTALE. «I benandanti furono comunque perseguitati dalla Chiesa che aveva messo al bando la magia, perché in realtà non esiste una distinzione fra magia bianca e magia nera» spiega Cesare Poppi, antropologo dell’Università di Lugano. «In quasi tutte le culture una stessa strega (o stregone) può agire per il bene della comunità o per il male dei nemici».
«Fino all’editto di Rotari (634 d.C.) erano vietate le accuse per stregoneria» spiega Poppi. «Poi per secoli questa venne considerata, con spirito laico, una superstizione da evitare, ma non da perseguitare. Le cose cambiarono però verso il 1300, ai tempi della caccia agli ebrei e dei primi processi per eresia. E la vera e propria caccia alle streghe si ebbe nel XV e nel XVI secolo».
Come faceva notare l’etnologo e filosofo francese Georges Lapassade «la definizione della strega come essere diabolico dipende dal fatto che in Europa il sincretismo fra il paganesimo e il cristianesimo non si è completato, a causa della condanna della trance sciamanica da parte della Chiesa».
Ciò non è avvenuto nei Caraibi e in Sud America, dove vudu haitiano, santeria cubana o umbanda brasiliana ancora oggi fanno convivere santi, angeli e divinità africane e i fedeli possono andare in trance, posseduti da queste entità. Le streghe europee, invece, vennero considerate possedute da Satana e perseguitate.
Vennero rivalutate però dagli antropologi. Lo storico francese Jules Michelet le vide come una reazione ai forti disagi sociali dell’epoca. E l’antropologa britannica Margaret Murray teorizzò che fossero le testimoni del passato pagano.
DIVINITÀ CORNUTE. Finché le streghe furono poi riportate al centro di una vera religione. A farlo fu l’esoterista Gerald B. Gardner, fondatore della wicca. Nel 1954 pubblicò La Stregoneria oggi e affermò di essere entrato, anni prima, in una setta che praticava la stregoneria nell’area inglese di New Forest. Proprio come fece Leland in Italia, aveva raccolto formule e miti da una strega locale. La setta praticava un’antica religione pagana che aveva al centro una dea madre e un dio cornuto delle foreste (derivato dal romano Pan o dal celtico Cernunno). Concluse Gardner che proprio da questo dio cornuto, tutt’altro che diabolico, gli inquisitori avevano costruito la vicinanza fra il diavolo e le streghe. Gardner scrisse poi il Libro delle Ombre, il “manuale” della wicca in cui sono racchiusi i rituali.
PENTACOLO E TAROCCHI. Come sono organizzate oggi le comunità wicca? Hanno a capo un sacerdote e una sacerdotessa. «I sabba sono momenti di piacere collettivo con banchetti e danze in libertà sulla linea del culto precristiano della fertilità» spiega Marrè. «Usiamo simboli: la coppa, simbolo femminile, l’athame, il coltello rituale e simbolo fallico, il pentacolo (stella a 5 punte), la bacchetta, il bastone e il fuoco. Il primo principio della wicca dice che la divinità è insita nel mondo naturale. Il secondo è il rifiuto di una legge divina per il comportamento umano: al suo posto, un’etica di libertà per soddisfare desideri e bisogni individuali per la crescita personale, con il solo limite di non danneggiare gli altri. Il terzo è che la divinità è sia maschile che femminile. E può emergere anche nella persona». Altri pilastri sono l’osservazione della festa della Luna piena e delle 8 feste stagionali.
Uno dei luoghi di culto principali per la wicca e per altri movimenti neopagani italiani è il lago di Nemi, presso Roma. «La morfologia del territorio che lo circonda ricorda gli attributi femminili» fa notare l’attrice Caterina Rossi, del gruppo teatrale l’Arco di Artemide, che recita fra l’altro gli atti dei processi storici alle streghe. «Sul lago di Nemi ci sono le rovine di un tempio a Diana che stranamente non fu sostituito da una chiesa o da un santuario come si usava fare». Un luogo di continuità per streghe e stregoni moderni con tanto di altare per le offerte alla loro dea.
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