Passa ai contenuti principali

10 cose che forse non sapevi sul D-Day

Settant'anni fa si consumavano le prime fasi dello Sbarco in Normandia, un evento epico e tragico che ha cambiato il corso della storia. 10 aspetti storici curiosi e forse meno noti, dagli eserciti fantasma alle previsioni meteo sbagliate.

All'alba del 6 giugno 1944, esattamente 70 anni fa, cominciava una delle più vaste e complesse operazioni militari di sempre: lo Sbarco in Normandia, il momento tanto atteso e meticolosamente pianificato della liberazione dell'Europa continentale dal controllo nazista, ma anche uno dei più ingenti spargimenti di sangue su militari e civili della Seconda Guerra Mondiale. 

Ecco 10 aspetti storici curiosi e forse meno conosciuti sulla missione alleata, sui suoi protagonisti e sul suo dietro le quinte.
1. Nome 
Nel gergo militare inglese, la D maiuscola di "D-Day" significa semplicemente "giorno", il giorno stabilito per una missione. Il codice "D-Day", quindi, era un'espressione generica che indicava l'inizio di una particolare manovra, e prima del 1944 venne usato in numerose altre occasioni. Dopo quella data si legò indissolubilmente allo Sbarco in Normandia, il cui segretissimo nome in codice era originariamente "Overlord". Per altri, D-Day significherebbe invece "Decision Day" (il giorno della decisione), o ancora, "Deliverance Day", "giorno della liberazione".
2. Previsioni meteo sbagliate
È noto che lo sbarco, previsto inizialmente per il 5 giugno 1944, fu rimandato al giorno seguente per le pessime condizioni meteo sul canale della Manica. Ma i meteorologi britannici commisero comunque un colossale errore di valutazione, che avrebbe potuto ribaltare l'esito dell'operazione: ipotizzarono una tregua tra la tempesta del 5 giugno e quella successiva, che avrebbe aperto uno spiraglio di sereno per dare il via alla missione. 

Quella pausa non ci fu: durante lo sbarco si osservò solamente un leggero indebolimento dei venti, che consentì comunque di procedere con l'approdo delle navi. 

Il successo degli alleati, quindi, fu anche merito dalla buona sorte. Fortunatamente i tedeschi avevano invece previsto correttamente l'andamento del meteo, e quindi non si aspettavano l'arrivo delle forze nemiche prima delle due settimane successive. Così lasciarono gran parte dei loro uomini nelle retrovie.

3. False soffiate
Buona parte del successo alleato dipese dalla capacità di sviare i sospetti sul reale luogo dello sbarco. Le azioni di depistaggio sono passate alla storia con il nome in codice di "Operazione Fortitude": il filone nord aveva lo scopo di far credere ai tedeschi che gli Alleati stessero pianificando un attacco sulle coste della Norvegia, quello sud serviva a instillare il dubbio che sarebbero sbarcati a Calais, il punto della costa francese più vicino a quella inglese. 

A questo scopo gli alleati crearono addirittura un intero esercito finto: ilFUSAGFirst United States Army Group, affidato a un comandante vero, il generale George Patton, e per il quale si crearono carri armati gonfiabili e aerei di legno, scambiati dai ricognitori tedeschi in volo sui campi militari britannici per veri armamenti. L'inganno funzionò: contro le minacce del finto esercito, i tedeschi schierarono a Calais 18 divisioni di uomini che avrebbero potuto risultare molto più utili in Normandia.
Le truppe alleate sbarcano uomini e materiali su Omaha Beach qualche giorno dopo il D-Day.

4. Ingegneria a prova di spia 
Per non attirare l'attenzione del controspionaggio tedesco, i componenti dei Mulberry, i porti trasportabili temporanei utilizzati durante il D-Day, furono fatti fabbricare da oltre 300 diverse aziende in diverse località lungo le coste britanniche, e poi preassemblati e finiti di montare sulle coste della Normandia, a Saint-Laurent-sur-Mer e Arromanches. Per la costruzione dei porti di sbarco, che nel luglio del '44 raggiunsero una capacità di carico di 20 mila tonnellate di attrezzature pesanti al giorno, furono usate 600.000 tonnellate di calcestruzzo.

5. Foto storicheIl fotoreporter ungherese Robert Capa fu uno dei pochi che riuscì a fissare sulla pellicola i momenti dello sbarco: in particolare, documentò con 106 scatti i drammatici momenti del secondo sbarco a Omaha Beach. 

Il reportage, considerato uno dei migliori servizi di guerra di tutti i tempi (ad esso si è ispirato anche Steven Spielberg in Salvate il soldato Ryan) andò in gran parte perduto a causa dell'errore di un tecnico alla camera oscura di Londra, dove i rullini furono inviati a sviluppare. Rimangono solo 11 scatti - i "Magnificent Eleven", non si sa se volutamente o accidentalmente sfocati (guarda). Capa in seguito affermò che la sfocatura fu una scelta voluta.

6. Le sensazioni di Anna Frank
Prima che il 4 agosto 1944 i nazisti entrassero nel suo nascondiglio, Anna Frank fece in tempo ad apprendere, via radio, la notizia dello sbarco. Otto Frank, padre di Anna, appese una cartina sulle pareti dell'Alloggio Segreto in cui seguire l'avanzata delle truppe alleate. Anna ne scrisse, con entusiasmo, nel suo Diario: "Si starà avvicinando la tanto anelata liberazione [...] Oh, Kitty, la cosa più bella dell'invasione è che ho la sensazione che siano in arrivo degli amici".
Quel che resta dei porti provvisori fluttuanti sulla spiaggia di Arromanches, Normandia. Photo: Sylvain LapensAe-Ricard, Thinkstock

7. Lavoro a metàLe truppe naziste avrebbero forse potuto organizzare una difesa migliore se il Vallo Atlantico, la linea di fortificazioni che andava da Capo Nord, in Norvegia, fino alla Spagna, fossero stati completati a dovere. Il progetto, voluto fortemente da Hitler, consisteva nell'erigere una "muraglia" (con bunker, postazioni per i cannoni, barriere contraeree e casematte per mitragliatrici) a un eventuale attacco all'Europa continentale occupata dai nazisti. Ma quando Rommel, nel 1943, ne assunse il comando, si accorse che la linea fortificata era incompleta, a causa della disorganizzazione e di forti sprechi di lavoro e risorse. Così il giorno dello sbarco, il vallo fu superato già in serata, e senza grosse difficoltà.

8. Resto del mondo vs NaziLe truppe alleate che presero parte allo sbarco videro una vasta partecipazione di forze canadesi, australiane, belghe, cecoslovacche, francesi, greche, olandesi, neozelandesi, norvegesi e polacche, oltre a quelle britanniche e americane. 
9. Saranno famosiTra i molti italiani che combatterono a fianco dei tedeschi in Normandia contro le forze alleate ci fu anche un certo Walter Annichiarico, che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 era stato inquadrato nell'esercito della Repubblica Sociale Italiana. Il soldato, descritto come un compagnone, dalla battuta pronta anche nei momenti più difficili, avrebbe raggiunto la fama in seguito, non come militare ma come attore, con il nome di Walter Chiari (1924-1991). 

Con le forze alleate, invece, combatterono anche J.D. Salinger, in seguito autore de Il giovane Holden (1951), e Theodore Roosevelt Jr., figlio del Presidente USA, che morì di infarto poco più di un mese dopo lo sbarco.

10. Parole crociateMolti dei nomi in codice usati durante lo sbarco, come Juno, Gold, Sword, Utah, Omaha (termini che indicavano le spiagge scelte per le invasioni), Overlord (nome in codice dell'intera operazione), Mulberry (i porti artificiali usati dagli alleati) e Neptune (nome in codice dell'assalto navale) uscirono come soluzioni delle parole crociate del quotidiano britannico Daily Telegraph nel mese precedente l'attacco alleato. L'intelligence britannica indagò su eventuali fughe di notizie a beneficio dei tedeschi, ma non furono trovate prove contro Leonard Sidney Dawe, autore dei giochi, che si difese definendo le presunte fughe di notizie come semplici coincidenze.

Commenti

Post popolari in questo blog

Dengue, aumentano i casi in Italia: da dove arriva e perché sta crescendo il virus delle zanzare

Sono 500 i casi di Dengue confermati nel nostro Paese da gennaio 2024. Il maxi focolaio di Fano con oltre 100 contagi fa temere un'ulteriore diffusione.     Sangue in provetta L'aumento vertiginoso dei casi di  Dengue  – infezione trasmessa dalle zanzare del genere  Aedes , come la zanzara tigre – fa salire l'attenzione su una malattia che l'Oms aveva già inserito tra le  10 minacce per la salute globale  ancor prima dell'ondata epidemica attuale. I timori si alimentano anche in Italia, con il recente focolaio scoppiato a Fano, nelle Marche, che finora registras 102 casi accertati e altri dieci probabili.   Già il 2023 era stato un anno record, con oltre  6 milioni di contagi  e casi autoctoni registrati anche in zone, come l'Europa e l'Italia, in cui la malattia non è normalmente presente (ma è a volte diagnosticata nei viaggiatori provenienti da aree a rischio). Tuttavia, le cifre relative ai primi mesi del 2024 sono state capaci di sb...

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ri...

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano ...