Questa volta Google non c’entra: tra le aziende in prima linea nella rivoluzione dei trasporti navali c’è un marchio extralusso delle quattro ruote.
Videogame o nave? Nel giro di 5 anni i trasporti navali potrebbero non avere più bisogno di uomini a bordo.
I big della tecnologia, Google e Apple in testa, e le case automobilistiche non sono i soli a interessarsi allo sviluppo di mezzi autonomi, che possano spostarsi da un punto all’altro del pianeta senza bisogno dell’uomo. L’automazione dei trasporti interessa infatti già da almeno una decina d’anni anche il settore marittimo, passeggeri e commerciale.
L’idea che una nave possa solcare gli oceani in completa autonomia oggi non è più un traguardo lontano: un recente report di Rolls Roycespiega che entro la fine del decennio vedremo in azione i primi giganti del mare senza equipaggio, comandati da computer controllati da stazioni a terra.
L’idea che una nave possa solcare gli oceani in completa autonomia oggi non è più un traguardo lontano: un recente report di Rolls Roycespiega che entro la fine del decennio vedremo in azione i primi giganti del mare senza equipaggio, comandati da computer controllati da stazioni a terra.
ALL’INSEGNA DEL RISPARMIO. L’automazione del trasporto navale consentirebbe agli armatori un notevole risparmio nell’allestimento delle navi: gli spazi dedicati al personale non sarebbero più necessari, così come tutti i dispositivi di sicurezza. A tutto vantaggio della capacità di carico, della riduzione dei consumi e della semplificazione strutturale dei vascelli.
In realtà già oggi buona parte della navigazione delle moderne navi è affidata ai computer e l’intervento umano è ridotto all’osso. Obiettivo dei progettisti è però quello di rendere le navi completamente autonome e in grado di andare da un porto all’altro senza bisogno dell’intervento umano.
NON ABBANDONATE LA NAVE! La costruzione di navi robot non è però di per sé sufficiente: occorre una rete di comunicazione che permetta in ogni momento di seguirne rotta e velocità e che consenta di intervenire tempestivamente da remoto in caso di guai. Per esempio agendo sul timone, sui motori o modificando altri parametri di navigazione.
Questa infrastruttura potrebbe appoggiarsi a una rete di satelliti, ma anche a postazioni di terra e a sensori sparsi per i sette mari, in grado di tenere costantemente sotto controllo le condizioni del mare e del meteo.
I primi test sono in già in corso: in Finlandia, per esempio, un gruppo di aziende, università, ed enti di ricerca guidato da Rolls Royce ha avviato il progetto AAWA (Advanced Autonomous Waterborne Applications) che sta testando un prototipo di questi sistemi di comunicazione.
REGOLE E TECNOLOGIE. L’argomento è in realtà molto complesso e la tecnologia è solo uno degli aspetti coinvolti: tra l’altro, come si legge nel rapporto, hardware e software necessari per la realizzazione di navi autonome o a controllo remoto esistono già da qualche anno.
Gli aspetti più critici sono quelli normativi, di sicurezza e infrastrutturali che sono allo studio da parte degli esperti di AAWA. Obiettivo del gruppo di lavoro è quello di produrre le specifiche e i progetti preliminari per la prossima generazione di soluzioni navali avanzate.
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