Crac Privilege Yard, ai domiciliari manager e collaboratore: Ferrari e consulenze da capogiro con i soldi di Eturia
L'azienda, specializzata nella realizzazione di mega yacht di lusso, è fallita a giugno, senza averne varato neppure uno. Sequestri per 25 mln
Bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale, reati tributari, nonché della violazione di specifica fattispecie contemplata dalla normativa antimafia. Per queste accuse, a seconda delle singole posizioni, sono stati messi agli arresti domiciliari il manager Mario La Via e il suo collaboratore Antonio Battista. Gli imprenditori operavano nel settore della nautica. La vicenda che ha occupato gli inquirenti è quella che riguarda la società 'Privilege Yard spa' ed il suo fallimento. L'azienda era specializzata nella progettazione e realizzazione di mega yacht di lusso. Le misure cautelari sono state eseguite dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza.
La Privilege Yard spa è fallita a giugno
Ormai non ci sono dubbi, la Privilege Yard spa, la società che avrebbe dovuto costruire megayacht, ma è fallita a giugno senza averne varato neppure uno, era stata creata col preciso obiettivo di racimolare denaro da un pool di banche (Etruria, Banca Marche, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Bpm e Mps) e con quei soldi foraggiare l'appetito di tanti: dell'ex segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone, degli ex parlamentari Mario Baldassarri e Vincenzo Scotti, del presidente dell'Autorità portuale Pasqualino Monti. E naturalmente quelli dell'imprenditore 76enne Mario La Via. L'uomo che diceva di voler costruire uno yacht, e invece regalava soldi non suoi, lasciando debiti per decine di milioni di euro.
La Via e il suo braccio destro ai domiciliari
L'operazione ha portato anche al sequestro dell'intero patrimonio immobiliare di 3 società romane, per un valore complessivo di circa 25 milioni di euro, nonché le somme giacenti sui conti correnti bancari del 'dominus' per un valore di oltre 500 mila euro. Con il denaro prestato dagli istituti bancari, per fare qualche esempio avevano acquistato una Maserati e una Ferrari Coupé da 320mila euro. Donati al cardinal Bertone 700 milioni di euro per beneficenze L'indagine del Nucleo tributario della finanza ricostruisce tutte le distrazioni patrimoniali attorno allo yacht mai varato. Rendendolo un corpo di reato lungo 127 metri. L'attività investigativa - si spiega - ha permesso di accertare le condotte illecite perpetrate dagli amministratori di fatto e di diritto della società, i quali hanno posto in essere atti distrattivi e dissipativi del patrimonio della società in danno dei creditori per oltre 87 milioni di euro.
Un passivo fallimentare di oltre 180 milioni
Queste condotte - si aggiunge - hanno portato ad aggravare lo stato di dissesto della fallita, determinando un passivo fallimentare di oltre 180 milioni di euro costituito, prevalentemente, dai debiti nei confronti delle banche e dei fornitori con i quali sono stati sottoscritti contratti per la realizzazione di un primo natante di lusso di circa 130 metri, del valore di mercato di oltre 340 milioni di euro, apparentemente commissionato da soggetti non identificati attraverso un trust con sede nell'Isola di Man.
I progetti relativi ai mega yacht, privi di valore economi
E' stato verificato l'omesso versamento di ritenute operate per complessivi € 569.624,97. Le indagini - si sottolinea - hanno consentito di appurare una serie di condotte gestionali scellerate, finalizzate all'indebito arricchimento degli indagati a danno della fallita. In particolare è emerso che i progetti relativi ai mega yacht, rinvenuti negli uffici della fallita, si sono rivelati privi di valore economico, palesando cosi che il costo sostenuto di circa 80 milioni di euro, fatturato e pagato interamente ad una società con sede nelle Isole Vergini, è risultato del tutto fraudolento.
I costi delle consulenze
Inoltre i costi relativi a consulenze - all’ex senatore Baldassarri sono stati versati 500 mila euro - noleggio autovetture di lusso, locazioni di immobili, spese di rappresentanza, erogazioni ad enti caritatevoli con sede in Paesi esteri, si sono rivelati privi di valide ragioni economiche. E quindi sono state poste in essere movimentazioni di ingenti capitali da e verso Paesi a fiscalità privilegiata, soprattutto attraverso la figura di Mario La Via, risultato praticamente sconosciuto al Fisco italiano.
Mario La Via, titolare di tre società
L'anziano professionista è risultato titolare di fatto di tre società intestate a meri prestanome, proprietarie di un ingente patrimonio immobiliare sul territorio nazionale, costituito prevalentemente da immobili di pregio; i principali indagati hanno avuto la disponibilità di fondi e beni mobili/immobili all'estero; malgrado il conclamato stato di dissesto, sono state effettuate delle erogazioni liberali a favore di diversi soggetti, apparentemente non giustificate.
Condotte illecite in materia fallimentare
All'attenzione degli uomini delle Fiamme gialle sono poi emerse condotte illecite in materia fallimentare, concernenti il ricorso al credito, in due specifiche circostanze, dissimulando lo stato d'insolvenza dell'impresa, in occasione della concessione di un finanziamento per euro 100 milioni, da parte di un pool di istituti di credito la cui capofila era la Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio.
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