Passa ai contenuti principali

Google Earth si rifà il look

Immagini più nitide, ripulite dalle nubi, senza righe e con colori più vivaci: la nuova versione delle mappe satellitari di Big G.

Il Columbia Glacier, in Alaska, come non l'abbiamo mai visto.

L'atlante più popolare al mondo cambia faccia: Google Maps ha appena aggiunto 700 trilioni di pixel di dati al suo servizio. Le nuove mappe, ora consultabili da tutti gli utenti di Google Earth e Maps, mostrano il nostro pianeta con una risoluzione mai raggiunta finora, con molte meno nuvole e senza alcuni difetti della precedente versione.

Il restyling incorpora le immagini catturate dal satellite Landsat 8, che dal 2013 fotografa la superficie terrestre con maggiore dettaglio, migliori colori e al doppio della velocità di Landsat 7, l'"occhio celeste" su cui si basava la precedente versione di Maps.
DIFETTI VISIVI. Rispetto all'ultimo aggiornamento, che risale a tre anni fa, il nuovo servizio ha eliminato le antiestetiche righe chiare dovute a dati mancanti sopra a certe località, imputabili a un malfunzionamento di Landsat 7. Inoltre, è stata ridotta al minimo la presenza di nubi, un'impresa non da poco, dato che il 70% del nostro pianeta è ricoperto da nuvole ogni giorno. Google ci è riuscito grazie alla tecnica cartografica della mosaicatura.
 
CERNITA DI PIXEL. Nessuna delle immagini che vediamo è il risultato di un singolo scatto: la maggior parte dei frame, preso singolarmente, contiene almeno una nuvola. Per ovviare al problema, uno speciale algoritmo scandaglia ogni pixel relativo a un dato punto, nelle foto di Landsat 7 e 8. Viene poi calibrata la tonalità di colore media di quella località, e vengono esclusi i pixel troppo chiari perché coperti da nubi. A questo punto, i pixel "migliori" vengono uniti in un'unica mappa, in pratica un "mosaico".
 
UNA VISTA MIGLIORE. I nuovi dati aggiunti - quasi un petabyte (10 alla quindicesima byte) di immagini - permettono di trovare il pixel più nitido di ciascuna località. In questo modo sarà anche più facile monitorare fenomeni ambientali come la fusione dei ghiacci o la deforestazione.

Commenti

Post popolari in questo blog

CoViD-19: un nuovo studio sui danni cardiaci

  Uno studio denuncia i danni provocati dal virus della covid su colture di cellule cardiache umane: un esperimento di laboratorio che deve però essere verificato. La CoViD-19, da tutti nota per essere una patologia polmonare, causerebbe anche danni al cuore: su questo aspetto della malattia, ancora poco noto e sul quale si sta  ancora studiando , indaga  uno studio preliminare , non ancora verificato in peer review, ma «dovevo pubblicare ciò che ho scoperto!», ha dichiarato Todd McDevitt, uno degli autori della ricerca. Gli esperimenti effettuati in vitro dai ricercatori restituiscono un quadro poco roseo: il SARS-CoV-2, il coronavirus che causa la covid, danneggerebbe le fibre muscolari che permettono al cuore di battere, fino a  ridurle in pezzettini . «Una carneficina di cellule umane», l'ha definita Bruce Conklin, uno degli autori. MUSCOLI SOTTO ATTACCO.  È importante sottolineare che  lo studio è stato effettuato su campioni di cellule in vitro . I ricercatori hanno analizzat

Le idee di Darwin per rigenerare le foreste

  Più di un secolo fa, Darwin suggerì un metodo alternativo per ripiantare le foreste, e ora lo stiamo finalmente ascoltando.     La foresta di Białowieża, in Polonia.  L'origine delle specie  è uno dei libri più famosi, influenti e importanti dei nostri tempi – un'osservazione forse non particolarmente originale, ma indiscutibile. Il saggio di  Charles Darwin  pubblicato nel 1859 ha cambiato il nostro modo di vedere il mondo e soprattutto i viventi, e contiene una quantità infinita di idee e spunti che sono stati poi approfonditi nei successivi 150 anni, andando a costituire la base della teoria evoluzionistica (e non solo). RIFORESTAZIONE E GAS SERRA.  Si tratta di un libro talmente denso che ancora oggi, rileggendolo, scopriamo passaggi illuminanti: è quanto raccontano su  The Conversation  Rob MacKenzie e Christine Foyer dell'Università di Birmingham, che si occupano rispettivamente di atmosfera e di piante. I due docenti raccontano che  L'origine delle specie  cust

Le nuove immagini della nebulosa dell'Aquila

Li chiamano i pilastri della creazione, perché là stanno nascendo nuove stelle e quindi nuovi pianeti. Sono alcune parti della nebulosa dell'Aquila. Il telescopio Hubble li ha fotografati più volte, la prima volta nel 1995. E ora a 20 anni di distanza le nuove foto sono davvero bellissime. E spiegano che cosa sta succedendo in una nursery stellare. Per festeggiare i suoi primi 25 anni di lavoro ( l'anniversario sarà il 24 aprile ),  il telescopio Hubble ha scattato una nuova immagine dei cosidetti  "Pilastri della Creazione"  che si trovano nella Nebulosa dell'Aquila e che furono fotografati per la prima volta nel 1995. La prima foto delle tre enormi e dense colonne di gas e polvere interstellari che racchiudono migliaia di stelle in formazione, è stata giustamente definita una delle 10 migliori immagini scattate da Hubble (vedi gallery sotto). Ma non è soltanto magnifica: ha contribuito ad aumentare notevolmente la nostra comprensione dei fenomeni di