Tecnologie: l'abitudine di restare troppo davanti a tv e cellulari inizia prima di quanto credessimo ed è legata ad alcune costanti socio-demografiche.
Dipendenza da smartphone: non è mai troppo presto per prevenire.
Incollati allo schermo ancora prima di aver imparato a camminare: il tempo medio che i bambini trascorrono in compagnia delle tecnologie che abbiamo in casa, davanti allo schermo di tv e cellulari, cresce esponenzialmente nei primi anni di vita, passando dai 53 minuti a 12 mesi di età fino a quasi 150 minuti a 3 anni. È il quadro che emerge da una ricerca pubblicata su JAMA Pediatrics, secondo la quale gli interventi per limitare questo modo di ammazzare il tempo risulterebbero più efficaci se adottati in tenerissima età, prima che l'abitudine si consolidi.
Lo studio individua inoltre alcuni fattori familiari e demografici correlati a un rischio maggiore di "dipendenza da tecnologia", se così si può definire: lo schermo-babysitter sembra essere più diffuso nelle situazioni in cui mancano forme di intrattenimento alternative.
TROPPO PER TUTTI (O QUASI). La ricerca ha preso in esame le abitudini di quasi 4000 bambini nati nello Stato di New York tra il 2008 e il 2010. Le loro madri hanno compilato questionari sul tempo trascorso dai figli davanti allo schermo a 12, 18, 24, 30 e 36 mesi di età, e in seguito a 7 e 8 anni. Gli scienziati hanno poi raccolto informazioni sul livello di istruzione dei genitori e sulla composizione del nucleo familiare.
L'87% dei piccoli trascorreva davanti allo schermo una quantità di tempo superiore ai limiti indicati dall'American Academy of Pediatrics, che raccomanda di evitare l'esposizione a tv e cellulari nei bambini di età inferiore ai 18 mesi, di introdurre gradualmente questo stimolo entro i 24 mesi e limitare il passatempo a non più di un'ora tra i 2 e i 5 anni di età. Anche se il tempo trascorso davanti allo schermo tendeva ad aumentare con la crescita del bambino, attorno ai 7-8 anni scendeva a 1,5 ore: secondo gli esperti, il merito è delle attività scolastiche o extrascolastiche, che tengono impegnati e favoriscono la socializzazione.
FATTORI DI RISCHIO. Il team ha poi diviso i bambini in due gruppi, in base a come il tempo di esposizione digitale era cresciuto dagli 1 ai 3 anni di età. Nel primo gruppo, quello con l'incremento più lieve, il tempo medio era cresciuto da quasi 51 minuti al giorno a un'ora e 47 minuti al giorno. Il 73% dei bambini rientrava in questa categoria. Per i bambini del secondo gruppo, il 27% del totale, l'esposizione a tv e cellulari era passata da una media di 37 minuti al giorno a circa 4 ore al giorno. I figli di genitori con un grado di istruzione più elevato e le figlie femmine avevano minori probabilità di trovarsi nel secondo gruppo, mentre i primi figli vi erano inclusi con probabilità maggiori.
Infine i ricercatori hanno suddiviso il campione in percentili (un metodo statistico per confrontare una misura con i valori normali della popolazione) basati sul tempo totale trascorso davanti allo schermo. I bambini ricadevano più spesso nel decimo percentile - quello per il tempo maggiore davanti allo schermo - se i genitori avevano al massimo un diploma o un titolo equivalente, o se i piccoli erano i primi figli delle loro madri. Anche i gemelli e i bambini educati a casa (indipendentemente da chi fosse caregiver) correvano un rischio maggiore di trovarsi in questo gruppo.
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